Villa Greppi verrà presto riqualificata: nelle parole di prof e alunni tanti ricordi FOTO
Qui negli anni '70 centinaia di ragazzi sono cresciuti, protagonisti di un "esperimento scolastico" unico in Italia. Oggi quella villa sarà ristrutturata e tornerà a respirare cultura
Villa Greppi è molto più di una villa. E’ stata, per una decina d’anni circa, la casa di centinaia di ragazzi, che con entusiasmo e voglia di cambiare il mondo hanno percorso ogni mattinata le sue scalinate in pietra, hanno fatto educazione fisica nel granaio e imparato i segreti della botanica nel suo suggestivo giardino. La casa di villeggiatura di Alessandro Greppi verrà però presto riqualificata e destinata a diverse iniziative culturali. Questo è l’obiettivo del Consorzio Brianteo che, proseguendo nelle operazioni di restauro del patrimonio immobiliare dei Greppi, ha approvato nell’ultima assemblea dei soci un finanziamento dedicato alla progettazione per il recupero dell’ala est al piano terra della Villa.
Villa Greppi: il ricordo del professor Cazzaniga, che per anni ha insegnato nella storica dimora
«Se chiedi a uno studente che scuola ha fatto non ti dirà che ha fatto il linguistico o il chimico, ti darà che ha fatto Villa Greppi, perché quel senso di appartenenza dei primi anni dell’esperienza villagreppina è rimasto anche dopo». Riassume così l’essenza di una delle scuole più frequentate del nostro territorio (sono poco meno di 1.500 gli adolescenti che studiano qui) uno dei volti storici del plesso, il professore di inglese Alberto Cazzaniga. «Sono stato tra i fondatori della scuola e ho insegnato lì sin dal primo anno scolastico, il 1974, fino alla pensione, nel 2010 – racconta Cazzaniga – All’epoca avevo 25 anni ed ero appena tornato dal militare. Il primo anno c’erano solo cinque classi, il secondo eravamo già saliti a 15. Non tutte però riuscivano a frequentare le lezioni in villa per una questione di spazi, quindi alcuni alunni si recavano nella ex scuola elementare di Besana e altri in centro a Casatenovo, dove ora ci sono gli ambulatori, oppure in Villa Paradiso a Montesiro».
“Si faceva educazione fisica nel vecchio granaio”
Uno scenario incredibile, totalmente diverso dalle altre strutture che ospitavano le scuole superiori del territorio. «Al piano terra c’erano alcuni laboratori, perché fin da subito Villa Greppi si è qualificata come scuola sperimentale, e l’ex fienile, dove si svolgevano le lezioni di educazione fisica, dato che non c’era la palestra. Al primo piano c’erano invece la segreteria, la presidenza, l’aula magna e alcune classi, mentre le altre si trovavano al secondo piano. Alcune erano più grandi, altre più piccole, mi ricordo per un periodo di aver insegnato in un’aula che aveva persino il camino» aggiunge il professore, che nonostante siano passati decenni dalla sua esperienza di giovane insegnante ricorda i dettagli della villa come se fosse ieri. «Nel parco c’era un ponte che portava dall’altra parte e spesso i ragazzi andavano a imboscarsi. L’interno della villa, poi, nascondeva molti angoli e anfratti, dove gli alunni andavano a nascondersi per evitare le interrogazioni».
Sono stati anni ricchi e movimentati, in un istituto decisamente all’avanguardia: «Villa Greppi è sempre stata un po’ garibaldina come scuola e quello spirito è continuato a lungo. Era una vera e propria avventura, con tanti insegnanti giovani che arrivavano anche da Milano e davano il loro contributo a questo progetto coraggioso che creava figure professionali nuove. Noi insegnanti e anche i nostri ragazzi sentivamo che stavamo facendo qualcosa di rivoluzionario in un luogo bellissimo, ci sembrava di poter cambiare il mondo».
“Sognavamo di cambiare il mondo”
A metà degli anni Ottanta, con la costruzione dell’attuale plesso collocato ai piedi della Villa, che ospita l’istituto tecnico commerciale, l’antica dimora ottocentesca venne abbandonata, sebbene sia possibile visitarla in occasione della manifestazione «Ville Aperte».
Da allora diverse proposte si sono susseguite, tra cui quella di far diventare la residenza di Monticello una sede staccata dell’Accademia di Brera, mai andata in porto. Nel frattempo la dimora ha ospitato diverse attività del Consorzio, è divenuta sede degli atelier provvisori di alcuni artisti e nel vecchio granaio si svolgono appuntamenti culturali di spessore. Oggi però, il progetto portato avanti dal Consorzio si pone l’obiettivo di far rivivere completamente la Villa e di ridare lustro a quei muri, a quelle porte e a quelle scale che ancora conservano l’eco delle risate e delle chiacchiere degli studenti, che tra una verifica di matematica e una lezione di inglese sognavano davvero di cambiare il mondo.
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