L'analisi

Confindustria, andamento del II semestre del 2023. Brenna: "Primo calo dopo il Covid"

"È evidente che le difficoltà registrate siano in parte legate alle tensioni geopolitiche, con i rincari che inevitabilmente recano con sé"

Confindustria, andamento del II semestre del 2023. Brenna: "Primo calo dopo il Covid"
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Il secondo semestre 2023 ha mostrato una fase di rallentamento per le imprese del territorio di Como, in sostanziale coerenza con quanto esaminato per il campione dei tre territori nel complesso considerati (gli altri sono Lecco e Sondrio). Gli indicatori associati a domanda, attività produttiva e al fatturato hanno assunto variazioni negative sia dal punto di vista tendenziale, sia nel confronto congiunturale.

Rispetto al 2022: -5,4%

In media, il dato misurato rispetto ai livelli della seconda metà del 2022 si è attestato mediamente al -5,4% mentre il raffronto con il semestre gennaio-giugno 2023 ha rivelato un calo di quasi sette punti percentuali (-6,9%). Al pari di quanto indicato per il campione generale, tra le imprese di Como è presente un quadro eterogeneo nel quale sono identificabili sia realtà con indicatori in diminuzione, sia aziende in numero minore per le quali gli indicatori sono stabili o in aumento; il risultato delineato attraverso i dati è però, come anticipato, una generale decelerazione.

L’esame del tasso di utilizzo medio degli impianti si attesta al 75,1% nella seconda metà del 2023. La capacità produttiva risulta differenziata sia su base dimensionale, sia a livello di comparto d’attività. Le aziende fino a 50 occupati rivelano un impiego medio del 76,5%, di circa cinque punti percentuali superiore alla quota mediamente registrata per le aziende più grandi (71,3%). Distinguendo le realtà sulla base della categoria merceologica di appartenenza, si riscontra invece un divario tra realtà metalmeccaniche (78,5%) e degli altri settori (78,8%) con quelle tessili (59,9%).

Il contributo dell’attività che le imprese comasche non gestiscono al proprio interno ma affidano a partner attraverso richieste di subfornitura è pari all’8,0%, quota che si aggiunge alla produzione propria; l’outsourcing coinvolge prevalentemente imprese italiane (7,3%) mentre è residuale l’apporto generato da soggetti stranieri (0,7%).

C'è fiducia però sui prossimi mesi

Analizzando le previsioni formulate per l’andamento degli indicatori nei primi sei mesi del nuovo anno è identificabile, anche per le aziende di Como, un cambio di rotta rispetto a quanto registrato tra luglio e dicembre 2023. Nel primo semestre 2024 è atteso un consolidamento dei livelli di domanda (+0,2%) e di fatturato (+0,1%) mentre una lieve flessione per quanto riguarda la produzione (-1,5%). Sulle aspettative influiscono gli effetti del rallentamento generale dell’economia, degli ancora elevati tassi, della lenta riduzione dell’inflazione ma soprattutto dell’incertezza
determinata dalle tensioni geopolitiche in atto.

Fattore internazionalizzazione

Le imprese aderenti all’Osservatorio confermano, anche per la seconda metà del 2023, un marcato grado di internazionalizzazione con una quota di fatturato realizzato al di fuori dei confini italiani pari ad un terzo del totale (33,4%). Le produzioni comasche, grazie all’elevata qualità che le contraddistingue, sono infatti apprezzate e richieste su molteplici mercati: dall’Europa Occidentale, dove è generato il 15,5% delle vendite complessive, agli Stati Uniti (5,0%), dall’Est Europa (2,8%) all’Asia Occidentale (2,4%), fino ai BRICS (1,4%) e all’America Centro-Meridionale (1,0%).

I pareri qualitativi espressi dalle imprese aderenti all’Indagine riguardo l’evoluzione del fatturato nei mesi finali del semestre, in particolare tra ottobre e dicembre 2023, delineano una situazione diversificata in base al mercato di riferimento: nonostante il giudizio più diffuso sia quello improntato alla diminuzione, gli scambi a livello domestico risultano principalmente caratterizzati da stabilità mentre l’export è principalmente orientato alla diminuzione.

Il fatturato in Italia è considerato mantenersi sui livelli del trimestre luglio-settembre dal 29,3% del campione, diminuire dal 38,7% mentre aumentare dal rimanente 32,0%. Le esportazioni invece rallentano per oltre due realtà su cinque (45,4%), sono stabili per il 29,3% e sono in espansione per il restante 25,3%.

Materie prime e listini d'acquisto

I fenomeni distorsivi legati all’approvvigionamento delle materie prime che hanno caratterizzato gli scenari congiunturali dei precedenti Osservatori, e registrati in parziale miglioramento durante i primi sei mesi del 2023, sono stati confermati dalle imprese comasche anche nella seconda metà dell’anno. Le realtà del campione ne hanno infatti indicato, da un lato, la permanenza ma, dall’altro, un minor impatto.

Per quanto concerne l’andamento dei listini di acquisto, poco meno di una realtà su quattro (24,6%) ha segnalato un apprezzamento tra luglio e settembre, contro una quota del 18,7% che ha comunicato, invece, una diminuzione. Nei successivi tre mesi, tra ottobre e dicembre 2023, l’aumento dei costi di acquisto delle commodities è stato indicato dal 13,6% delle aziende mentre per il 24,0% i listini sono diminuiti. Durante la precedente edizione dell’Osservatorio la quota di imprese che avevano comunicato un aggravio dei costi di approvvigionamento delle commodities necessarie all’attività aziendale si era attestata al 26,6% tra gennaio e marzo 2023 mentre al 23,0% tra aprile e giugno 2023.

Con riferimento alle distorsioni presenti lungo le catene di fornitura è stato segnalato un aumento dei tempi di consegna delle merci dal 29,4% delle aziende (il 27,4% nel primo semestre 2023), una disponibilità di materie prime e componenti dei fornitori inferiore a quanto richiesto dal 14,4% (il 15,5% tra gennaio e giugno 2023) ed infine un peggioramento della qualità delle commodities approvvigionate dal 7,0% (il 16,7% in precedenza).

Le conseguenze delle problematiche fin qui descritte sull’attività delle imprese comasche nel secondo semestre 2023 hanno riguardato la limitazione di parte dell’attività aziendale per il 7,3% del campione (il 7% nei primi sei mesi dell’anno), la necessità di dover riorganizzare il lavoro e i processi produttivi per il 17,0% (il 16,4% tra gennaio e giugno 2023), un significativo aumento dei costi di produzione per il 22,4% (il 46,2% in precedenza) nonché l’erosione della propria marginalità per il 41,3% (il 59,5% nel precedente Osservatorio).

Si continua a investire

La fase economica in rallentamento e le difficoltà presenti non hanno fatto desistere le imprese di Como dall’affrontare investimenti ed iniziative di sviluppo. Oltre tre realtà su dieci (30,3%) sono risultate attive in progetti di sostenibilità ambientale, a cui si sono unite azioni di risparmio energetico per due aziende su cinque (40,1%).

Il 53,4% del campione ha realizzato progetti di ricerca e sviluppo, il 44,9% ha affrontato percorsi di transizione digitale attraverso l’acquisizione di tecnologie e il 45,7% ha ampliato la propria patrimonializzazione mediante l’acquisto di capitale fisico. A tutto ciò si sono aggiunti anche progetti di sostegno all’internazionalizzazione per oltre una realtà su tre (35,5%).

Il rapporto con gli Istituti di credito

Sul versante dei rapporti con gli Istituti di credito, le imprese comasche hanno delineato uno scenario di diffusa stabilità per la seconda metà del 2023. Esaminando infatti i giudizi formulati riguardo le condizioni praticate dalle banche, in oltre tre casi su cinque (77,2%) è segnalato un mantenimento mentre nel 22,8% è indicato un peggioramento.

Per quanto riguarda la disponibilità degli Istituti a concedere credito, il 91,9% del campione non ha indicato variazioni, il 3,4% ha segnalato una maggior apertura nell’allargare le linee di finanziamento esistenti o nell’attivarne di nuove ed infine il 4,7% ha evidenziato una minor propensione ad esaudire le richieste.

Con riferimento alla valutazione della liquidità aziendale, una realtà comasca su due (49,8%) ha indicato la propria situazione come normale, il 22,8% ha espresso soddisfazione mentre il 27,2% ha ritenuto la propria situazione finanziaria come migliorabile.

Il quadro occupazionale

Conformemente a quanto analizzato per il campione dei tre territori globalmente considerato, le imprese di Como hanno delineato un quadro occupazionale stabile nel corso della seconda metà del 2023. Nonostante la riduzione registrata per gli indicatori, gli organici delle aziende sono stati mantenuti (60,1%) e, in caso di modifiche, le indicazioni di espansione dei livelli (23,9%) si sono rivelate maggiormente incidenti rispetto a quelle di diminuzione (16,0%). Un’ulteriore riprova del fatto che il tessuto locale sia in salute è data dalla quota di aziende che ha indicato, per il semestre luglio-dicembre 2023, di aver riscontrato difficoltà nel reperire personale qualificato: ben il 54,2% del totale.

Le previsioni occupazionali per il semestre gennaio-giugno 2024 confermano sostanzialmente lo scenario delineato per la seconda metà del 2023. L’indicazione prevalente è quella di conservazione dei livelli, segnalata direttamente dal 62,4% delle aziende. In caso di modifica degli organici, risultano altresì superiori le ipotesi di crescita (22,3%) rispetto a quelle di riduzione (15,3%).

Il commento del presidente Gianluca Brenna

“I dati emersi dalla rilevazione del nostro osservatorio evidenziano uno scenario caratterizzato da un lieve calo degli indicatori nel secondo semestre 2023. Seppur con differenze tra le diverse realtà, alcune delle quali positive, che testimoniano la presenza di aziende solide e strutturate, quella delineata è forse la prima vera decelerazione dopo un lungo periodo post pandemia che ha visto la nostra economia correre a livelli eccezionali. È evidente che le difficoltà registrate siano in parte legate alle tensioni geopolitiche, con i rincari che inevitabilmente recano con sé, e alla frenata di una nazione come la Germania che per l’Italia e, ovviamente, per i nostri territori, da sempre rappresenta uno dei partner commerciali più importanti. La nostra economia, però, ha i fondamentali per reggere anche questi urti e lo dimostra anche l’interessante tasso di investimenti nella transizione green e, più in generale, nella sostenibilità che rappresenta sempre di più il fattore decisivo per la competitività delle imprese. In questo contesto, l’investimento sul futuro deve essere inevitabilmente quello sulle persone, in particolare sui giovani, perché sempre di più le nostre imprese avranno necessità di risorse umane qualificate e pronte a fronteggiare le sfide dell'innovazione tecnologica e delle nuove professioni”.

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