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Ordini, produzione e fatturato in calo per 7 aziende comasche su 10. Manoukian: "Situazione drammatica"

Gli ordini interni sono considerati in diminuzione per l’83,7% del campione ma grosse difficoltà anche per l'export.

Ordini, produzione e fatturato in calo per 7 aziende comasche su 10. Manoukian: "Situazione drammatica"
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Nei primi tre mesi del 2020 le aziende di Como segnalano una fase di rallentamento, in linea con quanto rilevato per il campione dei tre territori globalmente considerato. Tutti gli indicatori economici esaminati nell’ambito dell’Osservatorio risultano in diminuzione, che rappresenta il giudizio qualitativo prevalente; ordini, produzione e fatturato risultano infatti in contrazione per oltre 7 realtà su 10. Sono comunicati in riduzione, per circa un terzo delle aziende comasche aderenti all’Indagine, anche i livelli occupazionali.

Non si intravvedono, al momento e per i prossimi mesi, elementi che favoriscano un’inversione di tendenza rispetto a quanto registrato tra gennaio e marzo; le aspettative formulate per il secondo trimestre si confermano infatti diffusamente orientate ad una diminuzione del business.

Il presidente Manoukian: "Situazione drammatica"

“Gli indicatori del primo trimestre di quest’anno ci consegnano una situazione drammatica, con un vero e proprio crollo della domanda, sia interna che estera, dovuta chiaramente al lockdown causato dall’emergenza Coronavirus su base mondiale – afferma Aram Manoukian, presidente di Confindustria Como -. È evidente che, purtroppo, si tratta del primo ma non certo ultimo segnale negativo a cui le nostre imprese dovranno fare fronte quest’anno. La debolezza di economie importanti per il nostro export, quale quella americana, per esempio, unita al congelamento dei consumi interni degli ultimi tre mesi, richiederà uno sforzo imponente per resistere che non può essere lasciato solo sulle spalle delle imprese".

"Cruciale, infatti, oltre alla prosecuzione degli ammortizzatori sociali, e a un taglio lineare delle principali forme di tassazione, sarà il tema del credito. Solo con un impegno importante del sistema bancario, infatti, potrà essere dato ossigeno a tante imprese che consentirà loro di arrivare al momento tanto atteso della ripresa globale" aggiunge Manoukian.

"D’altro canto, mi auguro – conclude il presidente di Confindustria Como – che insieme al supporto giustamente richiesto, gli imprenditori per primi si facciano interpreti di un nuovo scenario che impone di cambiare modo di ragionare attraverso un nuovo paradigma: è vitale chiedersi, prima di tutto, cosa può fare ognuno di noi per dare continuità alla propria impresa. Non possiamo farci trovare impreparati: è importante mettere al riparo, in tempi non sospetti, le proprie imprese da cataclismi che in un’economia globalizzata sono sempre possibili, tanto quanto sono ampie le opportunità. Dobbiamo lavorare per rafforzare le nostre aziende, spesso troppo piccole e fragili ragionando su un nuovo modello di impresa irrobustita da rinnovate governance, visione e cultura internazionale”.

I dati delle aziende della provincia di Como

La domanda delle imprese comasche risulta in contrazione sia sul versante nazionale, sia riguardo ai mercati oltre confine. Gli ordini interni sono considerati in diminuzione per l’83,7% del campione, stabili per il 6,7% mentre in crescita per il restante 9,6%. Per quanto riguarda l’export si registra una minor richiesta per oltre sette imprese su dieci (72,5%), una tenuta per il 15,4% e un aumento per il 12,1%.

L’attività produttiva segue l’andamento generale della domanda; per oltre quattro realtà su cinque (81,3%) si riscontra una produzione inferiore rispetto a quella del trimestre ottobre-dicembre 2019 mentre per il 9,4% i livelli sono ritenuti stabili o in aumento (stessa quota per entrambi).

Il tasso di utilizzo degli impianti produttivi attesta mediamente al 62,3% e rivela una diminuzione di oltre dieci punti percentuali rispetto a quanto esaminato nella precedente edizione dell’Osservatorio congiunturale (73,9% per il secondo semestre 2019).

All’interno del campione sono individuabili alcune differenze riguardo la capacità produttiva utilizzata, in particolare per quanto riguarda i settori di attività: le imprese tessili (66,8%) e degli altri settori (68%) rivelano un maggior impiego rispetto alle aziende metalmeccaniche (55,2%).

Il fatturato assume evoluzioni in linea con quanto esaminato per gli indicatori associati agli ordini e alla produzione e risulta caratterizzato principalmente da giudizi di diminuzione. Le vendite sono ritenute inferiori ai livelli del quarto trimestre 2019 per quasi otto imprese su dieci (79,4%), sono considerate stabili per il 10,6% mentre in aumento per il restante 9,8%.

Le previsioni formulate per il secondo trimestre 2020 confermano sostanzialmente i giudizi espressi riguardo l’andamento degli indicatori nei tre mesi iniziali dell’anno. Se per il 10,6% del campione è comunicata stabilità e per il 4,8% un aumento, per il restante 84,6% è attesa una riduzione del business.

Rimanendo in tema di aspettative, oltre un’azienda su due (52,5%) segnala che nei prossimi sei mesi (in particolare per il periodo aprile-settembre 2020) sperimenterà una riduzione della propria capacità produttiva mentre il 37,6% manterrà gli attuali livelli e il restante 9,9% li aumenterà.

Continuano ad essere rilevati elementi di criticità legati al limitato orizzonte di visibilità sugli ordini, ambito per il quale quasi i due terzi (63,4%) delle aziende comasche sono costrette ad operare con una programmazione delle attività inferiore al mese, e alla liquidità, ritenuta migliorabile per sei realtà su dieci (59,2%).

Lo scenario occupazionale risente della decelerazione registrata a livello generale per ordini, produzione e fatturato. Nonostante il 68% del campione delle imprese comasche segnali una tenuta della propria forza lavoro, la quota di aziende che comunica una contrazione occupazionale si attesta al 30,1%, a fronte dell’1,9% di soggetti che indica, invece, un aumento. Le aspettative per l’andamento dell’occupazione nei prossimi mesi, pur risultando principalmente orientate alla conservazione del livello (65%), rivelano una quota di
diminuzione del 35%.

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