l'intervista

Polti, rinascita al femminile: l'azienda della Vaporella guarda al futuro tra reshoring e sostenibilità

La storica azienda della Vaporella, guidata da Francesca Polti, figlia del fondatore, ha dipendenti per il 60% donne.

Polti, rinascita al femminile: l'azienda della Vaporella guarda al futuro tra reshoring e sostenibilità
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Francesca Polti è nata nel 1977, l’azienda fondata da suo padre nel 1978. Due percorsi intrecciati che l’hanno portata a diventare direttrice generale di un’azienda con più di 250 dipendenti e un fatturato consolidato a fine 2020 di 80 milioni di euro. "Non abbiamo ancora i dati definitivi ma nel 2021 siamo cresciuti - è fiera di raccontarci mentre ci accoglie nella sede di Bulgarograsso - Il nostro fatturato viene per il 50% dal mercato italiano e per l’altra metà da una presenza in oltre 50 Paesi nel mondo. Andiamo particolarmente bene in Francia e Spagna".

Polti, rinascita al femminile: l'azienda della Vaporella guarda al futuro

Snocciola numeri e ricordi in una chiacchierata fiume. "Quella di Polti è la tipica storia imprenditoriale che inizia in un garage, un po’ come le start up di oggi - spiega Francesca Polti - I miei genitori sono di origini calabresi, ma il nonno era del lago di Como, così a un certo punto la mia famiglia si è trasferita al Nord. Mio padre era un distributore di stirapantaloni industriali per le lavanderie e l’idea della Vaporella gli fu suggerita da una cliente che lo invitò a creare uno strumento simile ma per le donne di casa. E dico donne, perché all’epoca solo loro stiravano. Così si fece dare un po’ di materiali dal suo datore di lavoro, pagati con le cambiali, e la costruì in garage".

Il resto è storia, con il lancio negli anni di prodotti che hanno cambiato il modo di pulire in casa, come il Vaporetto, il pulitore a vapore con caldaia ad alta pressione. Nel frattempo Francesca ha compiuto il suo percorso di studi e si è laureata all’Università Bocconi di Milano e il progetto era di lavorare nell’ambito della finanza.

"Sono entrata per caso in azienda mentre decidevo se accettare o meno un incarico negli Stati Uniti. Era il 2005 e ho seguito un progetto in qualità di project manager e nel frattempo si era liberato il ruolo di responsabile finanziario dell’azienda - ricorda l’imprenditrice - Alla fine nel 2009 sono diventata direttrice generale e ho raccolto il testimone di mio padre Franco, era una grande responsabilità per me e il momento storico era particolarmente difficile a causa della crisi economica".

Nel 2012, a soli 35 anni, Francesca Polti deve affrontare il concordato in continuità che viene concesso all’azienda dal Tribunale di Como per ristrutturare il debito. "Sono stati anni di sacrifici ma nel 2017 abbiamo chiuso il concordato senza dover lasciare a casa alcun dipendente - sottolinea la direttrice generale - Questo lo devo a mio padre, che mi ha insegnato a vivere l’azienda come parte della famiglia".

D’altra parte però Francesca Polti ha portato molti cambiamenti nell’azienda, lasciando "evaporare" quell’aura da imprenditore solo al comando tipico delle aziende familiari del nostro territorio. "I miei genitori facevano e decidevano tutto in azienda, oggi non può essere così - sottolinea - Nel corso degli anni ho cercato di inserire dei manager nelle posizioni strategiche dell’azienda affinché portassero le loro competenze specifiche amalgamandosi con le figure storiche presenti in Polti con l’obiettivo di unire il know how di chi conosce l’azienda da sempre e la visione nuova di chi arriva da fuori. Ci stiamo lavorando, il mio ruolo diventa quindi strategico e meno operativo".

Una donna "al comando" ma anche un presenza femminile in azienda che sfiora il 60%. "Un processo naturale ci ha portati a questo risultato, in Polti non esistono le quote rosa perché devo dire che sono sempre stata contraria - sottolinea la titolare - Ero convinta che il merito fosse l’unico requisito che contasse ma negli ultimi anni mi sono resa conto che le barriere in entrata, per le donne, sono molte di più e quindi le quote rosa sono necessarie per le pari opportunità. Il merito dovrà fare il resto. Negli ultimi dieci anni abbiamo assunto molte donne in età da diventare mamme e molte hanno fatto figli ma non ci siamo mai posti il problema. La maternità è un’esperienza arricchente per l’azienda, che ha la possibilità durante l’assenza della dipendente di impiegare una persona esterna all’ambiente, e per la collaboratrice che con questa esperienza di vita acquisisce nuove competenze". Francesca Polti lo dice con cognizione di causa, lei che è mamma di due figli.

L’ambiente in cui vivono i suoi dipendenti è fondamentale per l’imprenditrice di Bulgaro. "L’anno scorso abbiamo attivato un questionario sul welfare in azienda e abbiamo riscontrato che il 95% dei nostri dipendenti esprime un grandissimo attaccamento alla Polti - sottolinea fiera - Analizzeremo i dati insieme ai sindacati per presentare una serie di proposte ai dipendenti che già oggi hanno a disposizione il part time per un tempo limitato se hanno figli piccoli o genitori molto anziani, l’aspettativa, la pausa pranzo di un’ora e mezza a casa per gli operai che vivono vicini, la flessibilità oraria, lo smart working che dal 1° aprile diventerà strutturale".

Reshoring, sostenibilità e la necessità di un business innovativo

Un sogno nel cassetto che potrebbe concretizzarsi a medio termine: il trasferimento dall’Asia all’Italia di alcune produzioni che negli anni Duemila si sono posizionate a Est per calmierare i costi di produzione. "A Bulgarograsso c’è l’assemblaggio e il reparto plastico, il 55% dei prodotti viene assemblato in Italia. Il resto nei Paesi asiatici, in Cina in particolare. Aziende terze producono per noi in esclusiva sulla base di nostri progetti - spiega Francesca Polti - Nel piccolo elettrodomestico siamo gli unici ad assemblare in Italia (fatta eccezione per le macchine da caffè, ndr) e devo dire che a noi piacerebbe con un progetto di qualche anno riportare in Italia alcune produzioni. Tra l’aumento dei prezzi delle materie prime, i costi di trasporto, le dinamiche socio-politiche che non vanno bene, da imprenditrice mi sento di fare una riflessione. Nel progetto di lungo periodo il reshoring è contemplato, abbiamo partecipato a diversi bandi e, se le cose vanno bene, vorremmo migliorare l’efficienza produttiva e riuscire a diventare competitivi".

Il reshoring è tra le attività che l’azienda sta valutando per un piano strategico pluriennale basato sulla sostenibilità. "Dal 2011 il sito di Bulgarograsso è dotato di impianto fotovoltaico per il quale quest’anno attueremo il revamping, rendendolo più efficiente e quindi l’azienda diventerà più autonoma a livello energetico - spiega - Negli ultimi anni stiamo pensando la sostenibilità, che è uno dei nostri valori, in modo più profondo. Con Sda Bocconi è stato prodotto un assestment di quanto siamo sostenibili e con gli interventi per migliorarci: costruiremo un piano di intervento in governance, patto sociale ed economico perché su questo sono assolutistica: il cambiamento va fatto".

Stephanie Barone

Questa intervista è stata pubblicata sui nostri settimanali - Giornale di Olgiate, di Cantù e di Erba -  sabato 2 aprile. 

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