Fabio Rolfi: "Risvegliamo la cultura del cibo"
Intervista all'assessore regionale all’Agricoltura, con cui tracciamo un bilancio della nostra iniziativa “Facciamo l’orto in casa”.
Risvegliare nei cittadini una maggiore consapevolezza di che cos’è il cibo, che non cresce nei supermercati ma il cui valore nasce dal rapporto con la terra e l’ambiente e il lavoro degli agricoltori. Questo è l’obiettivo dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Fabio Rolfi. E che ha riconosciuto nella nostra iniziativa “Facciamo l’orto in casa” un contributo importante, un’occasione con cui il nostro giornale ha evidenziato un sempre maggiore interesse e bisogno della natura da parte delle persone.
“Gli orti urbani sono in crescita, specialmente tra i più giovani, anche in un contesto metropolitano come Milano – ha sottolineato l’assessore Rolfi – Prende sempre più piede il recupero del rapporto con la terra, una tendenza non solo culturale ma anche di necessità rispetto ai cambiamenti che la pandemia ha portato nelle nostre vite. E voi avete saputo cogliere un sentiment della gente”.
Fabio Rolfi: “Risvegliamo la cultura del cibo”
Anche il Bando Orti di Regione Lombardia riscuote successo e abbiamo scoperto tante realtà locali che ne hanno beneficiato.
“Il bando procede bene da anni, riceve sempre più domande e se ne conferma l’interessa. Nei prossimi mesi, poi, vogliamo introdurre una novità per prevedere anche la possibilità di finanziare apiari urbani, ossia favorire la presenza di arnie e la produzione di miele. Vogliamo allargare il campo di azione rispetto all’orto didattico e sociale, soprattutto nelle scuole per educare i giovani al valore delle api. Anche in un contesto urbano, perché rappresenta un elemento che certifica la salubrità dell’ambiente. Sosteniamo ogni aspetto che permetta di riportare nei giovani, e quindi nelle scuole, una maggiore familiarità con tutto ciò che è agricoltura”.
Imparare come si produce il cibo favorisce una corretta educazione alimentare e la lotta allo spreco?
“Soprattutto aiuta a dare la giusta importanza alle cose. Oggi il cibo è dato un po’ per scontato e quindi si corre il rischio di sprecare, come avviene in tutti i Paesi ricchi. Negli ultimi decenni abbiamo destinato sempre meno risorse alla spesa alimentare, mentre siamo attentissimi alle mode e alle novità tecnologiche. Tutto questo va a discapito della salute e della sicurezza alimentare. Come consumatori ignoriamo cosa c’è dentro e dietro ai prodotti che mangiamo, la loro provenienza e il loro valore. Ma il cibo è salute. Per questo dobbiamo ridargli la giusta importanza e favorire la cultura del cibo. Avvicinando la gente all’agricoltura e ai produttori, riportando l’agricoltura in città e magari rendendo anche i consumatori stessi produttori. La vostra iniziativa, le iniziative dei mercati contadini e degli orti che Regione sostiene hanno questo obiettivo”.
D’altronde, siamo una terra ricca di prodotti tipici locali che andrebbero valorizzati.
“Siamo una terra ricca di tanti prodotti di qualità, spesso di nicchia ma con riconoscimenti certificazioni importanti. Ricordo che siamo la prima regione agricola d’Italia. Abbiamo grandi produzioni famose, come il Grana Padano o i suini con cui si fa il Prosciutto di Parma. Ma abbiamo anche tanti prodotti frutto di tradizioni secolari, che non puntano sulla quantità ma certamente sulla qualità. Pensiamo ai formaggi di montagna o alcuni prodotti ortofrutticoli. Purtroppo, spesso, non trovano sbocco nella distribuzione, per difficoltà di comunicazione e rappresentazione. Un lavoro da fare è riuscire a valorizzare queste produzioni legandole alla ristorazione e all’ospitalità, rafforzando l’identità del territorio lombardo. Fatto di una moltitudine di agricoltori e allevatori, con storie uniche, come il salvataggio di razze a rischio estinzione. In questa direzione va il nostro impegno”.
Oggi purtroppo è difficile andare alla scoperta di queste eccellenze e molte attività hanno subito duri contraccolpi a causa della pandemia.
“La situazione è complicata e per alcune filiere drammatica: pensiamo al vino, agli agriturismi, ma anche alle carni. Settori che lavoravano con la ristorazione, le mense e i catering e oggi fanno davvero fatica. Aldilà dei ristori, che è giusto pretendere ma più velocemente di quanto erogati finora, credo che la vera soluzione sia riaprire, con intelligenza e oculatezza ma con coraggio. Perché soltanto così i nostri produttori potranno tornare a vendere. La produzione comunque non si ferma e gli indennizzi non bastano: le mucche vanno alimentate e munte, le coltivazioni curate. I costi per gli agricoltori ci sono comunque”.
Dalla precedente intervista sono passati quasi due mesi e il governo è cambiato. C’è collaborazione, anche in vista della nuova Pac, da cui dipendono i finanziamenti all’agricoltura?
“Noi stiamo collaborando in maniera stretta con il ministro Patuanelli, che ha dimostrato disponibilità e interesse all’ascolto. E la volontà di coinvolgere le Regioni: scelta azzeccata perché l’agricoltura è fortemente legata al territorio e le filiere sono molto diversificate in Italia. Il tema sul tavolo è come ripartire i fondi Pac tra le Regioni: crediamo che sia necessario cambiare i criteri utilizzati da anni per affrontare al meglio le sfide della sostenibilità ambientale e dei mercati. Per la Lombardia, ma anche per le altre regioni più vocate all’agricoltura della Pianura Padana – Veneto ed Emilia Romagna – è necessario, più che altrove, la messa in sicurezza delle produzioni. Cioè renderle competitive e attrattive, attente all’ambiente e in grado di vincere le sfide dei mercati internazionali. Stiamo lavorando con le altre Regioni del Nord per far valere le nostre ragioni”.
La nostra iniziativa ci ha permesso di scoprire delle bellissime realtà locali, occasioni in cui l’orto e il verde possono aiutare le persone e la comunità. Insieme a Regione Lombardia, il nostro gruppo editoriale vuole premiare e valorizzare queste realtà, organizzando un’occasione speciale. Anche per voi l’ascolto del territorio è essenziale per dare risposte più efficaci?
“La battaglia è culturale: quello che dobbiamo fare, e che avete fatto anche voi, è stimolare le giovani generazioni e la società civile verso una nuova consapevolezza dell’agricoltura, del verde e della sostenibilità. Temi interconnessi, perché produrre cibo vuol dire essere attenti all’ambiente e questa sfida si vince se si fa un lavoro di squadra. Solo così le nostre azioni sono efficaci ed efficienti. L’attività agricola va accompagnata e la scuola va messa al centro per introdurre una vera cultura del cibo, che non è soltanto educazione alimentare ma riguarda la scoperta delle produzioni e un consumo attento. E il successo della vostra iniziativa e degli orti – urbani, sociali e didattici – ci danno una lezione in tal senso”.