Como Acqua saltata la fusione. Como Cantù e Erba decisivi
Non è passata la fusione di Como Acqua per la gestione del servizio idrico integrato a livello provinciale. Ecco cosa è successo.
Dopo settimane di dubbi, rinvii e discussioni, si è tenuta ieri l'assemblea dei sindaci (nonché soci) di Como Acqua. E la fusione non c'è stata. Malgrado l'ampia maggioranza raggiunta, il "no" dei grandi Comuni, spiegato con la valutazione negativa sulle perizie delle SOT fatta da Regione Lombardia, è stato decisivo.
Como Acqua saltata la fusione
Fino all'ultimo si era creduto di poter raggiungere il 66,6% dei voti dei sindaci comaschi per la fusioni di Como Acqua ma così non è stato. La richiesta di rinvio (non approvata) e la conseguente bocciatura del Comune di Como insieme all'assenza di Cantù e Erba sono state decisive. Oltre a Como hanno infatti votato contro alla fusione i sindaci di Albavilla e Canzo, ai quali si sono aggiunte delle schede bianche. E non è bastato il 61% circa degli altri sindaci che hanno votato sì.
E malgrado l'esito negativo, palude all'unione d'intenti dei sindaci comaschi il primo cittadino di Casnate con Bernate, Fabio Bulgheroni (fdi), tra i più convinti sostenitori di Como Acqua. Scrive infatti su Facebook: "Nella vicenda di Como Acqua srl, aldilà delle vicende amministrative non prive di dolore che si profilano nei prossimi mesi, è emersa una grande novità che merita attenzione: l'assemblea dei sindaci, composta da diversi "colori politici" e/o indipendenti, che mi piace pensare come un'orchestra, ha suonato spesso all'unisono. Raggiungendo livelli di performance (maggioranza allargata) raramente vista prima".
La questione comasca
Estremamente duro il giudizio sulla questione dei rappresentanti del PD e di Svolta Civica all'interno del Consiglio comunale di Como. "Una bocciatura inspiegabile, che nemmeno la maggioranza ha saputo giustificare. Anzi, Landriscina e i suoi non hanno proprio motivato in alcun modo la loro posizione", ha commentato Stefano Fanetti, capogruppo del PD in Consiglio comunale dopo l'approvazione del "no" alla fusione con la delibera discussa a Palazzo Cernezzi martedì.
"L’amministrazione comunale comasca ha fatto un pasticcio: ha cambiato posizione un numero esagerato di volte. Como non ha esercitato il suo ruolo di capoluogo, anzi, è andata al traino dei sindaci degli altri comuni. Addirittura, abbiamo ricevuto una diffida ingiustificabile da parte del sindaco di Barni che ha letteralmente minacciato i consiglieri comunali, minando la serenità della discussione in aula in modo assurdo e volgare". Diffida che è arrivata anche a tutti i sindaci che avevano già approvato la delibera nei mesi scorsi nei rispettivi consigli comunali.