Giunta Como, minoranze all'arrembaggio. Pd: "Parliamo di città o di poltrone?", Rapinese: "Sindaco si vergogni"

Pettagnano dimessosi torna in Giunta dopo tre ore: un "teatrino" politico che ha fatto infuriare le minoranze.

Giunta Como, minoranze all'arrembaggio. Pd: "Parliamo di città o di poltrone?", Rapinese: "Sindaco si vergogni"
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Consiglio comunale di fuoco a Como. Alla notizia, solo di poche ore, delle dimissioni/non dimissioni dell'assessore Francesco Pettignano, si è riunito il Consiglio comunale a Palazzo Cernezzi. Non a caso ci sono stati diversi interventi proprio contro questa scelta del sindaco che è stato fortemente attaccato, insieme alla maggioranza che lo sostiene, per questo "teatrino". "E' una maggioranza o un circo?" è la scritta che appare sui cartelli portati dal pubblico e esposti anche dai consiglieri del Partito Democratico. Nel frattempo per il secondo Consiglio di fila deliberatamente Forza Italia non si presenta a Palazzo Cernezzi.

Assenti i consiglieri di Forza Italia

Giunta Como, Pd: "Parliamo di città o di poltrone?"

Tra i primi a intervenire il consigliere di minoranza di Svolta Civica, Vittorio Nessi: "Da giorni stiamo assistendo increduli a una crisi interna alla maggioranza che mostra un'amministrazione la cui condotta può essere definita inconcludente, incomprensibile e irrispettosa. Chi dovrebbe guidare con disinteresse e impegno la città è invece artefice di giochi di potere che vedono i partiti e le liste che sostengono il sindaco protagonisti di una schermaglia, fatta di riti vuoti e ripicche. La popolazione, incredula e desolata, resta a guardare. I lavori in Consiglio sono fermi. Uno spettacolo francamente avvilente, che non esaurisce il suo influsso negativo all'interno di quest'aula ma investe l'intera città che si domanda fino a quando si abuserà della pazienza degli elettori. In meno di un anno e mezzo la maggioranza ha raggiunto il punto più basso in termini di credibilità e di qualità amministrativa. Si tratta di un cinico spettacolo giocato sulla pelle dei cittadini che inchioda la città a uno stallo che nessuno, nemmeno il più pessimista, avrebbe potuto immaginare".

Gli ha fatto eco il collega del Partito Democratico Stefano Fanetti che attacca: "Non so cos'altro dire sull'indegna pagliacciata di oggi. Quello che però mi chiedo è se la resurrezione/nomina di Pettignano in meno di tre ore sia valida in base a alle proporzioni tra uomini e donne in Giunta", relativamente al fatto che Amelia Locatelli si è dimessa mentre Pettignano è tornato in Giunta. Il Segretario generale ha però spiegato: "C'è ancora un posto disponibile e il sindaco si sta attivando per un nuovo assessore. Quindi è valido per il tempo necessario per nominare un nuovo assessore".

Lista Rapinese all'attacco di Anna Veronelli

Pesantissimi gli attacchi nei confronti del sindaco Mario Landriscina e del presidente del Consiglio comunale Anna Veronelli da parte dei consiglieri della lista Rapinese sindaco.
Il primo "all'arrembaggio" è stato Fulvio Alzaldo che ha commentato: "Il giorno dopo le elezioni mi chiesero cosa volessi dal sindaco e dissi che il mio auspicio era che fosse un sindaco libero. Ora quello che dico è: per la pessima gestione dei cimiteri/forno crematorio il sindaco non ha mai revocato Pettignano. Lo ha fatto perché un partito glielo ha chiesto e ora lo ha ripreso in Giunta perché un altro partito glielo ha chiesto. Vorrei ricordargli che il Comune deve garantire lo sviluppo della comunità, non dei partiti".
Gli interventi di Paolo Martinelli e Ada Mantovani sono invece andati fortemente contro la presidente Veronelli. "Per motivi strettamente politici ha abdicato all'ultimo momento al suo ruolo di presidente del consiglio e ha messo in difficoltà l'ufficio di presidenza - ha spiegato la Mantovani in riferimento all'assenza "politica" di Veronelli in occasione dello scorso Consiglio - Il presidente è una posizione di prestigio sovrana: dovrebbe avere una neutralità a garanzia del corretto funzionamento del consiglio. Nella sua decisione ho visto traballare quei concetti di sovranità e imparzialità. Quello che ha fatto non è coerente con il suo ruolo istituzionale: auspico che l'ufficio non si debba più trovare senza sapere chi governerà l'aula".
Quindi ha chiuso il giro di interventi Alessandro Rapinese: "Sindaco, le chiesero se sarebbe stato disposto a dimettersi se i partiti avessero preso il sopravvento sulle sue decisioni. Disse di sì. Poi ho visto tutta questa vicenda di Pettignano. Glielo dico: lasci in pace e dia tregua alla mia città. Si vergogni”.

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