Ponti lombardi a rischio crollo: il check up delle Province FOTO e VIDEO

Ponti ed infrastrutture a rischio crollo: dopo la tragedia di Genova, il monitoraggio dei presidenti delle Province lombarde. I primi risultati del check up

Ponti lombardi a rischio crollo: il check up delle Province FOTO e VIDEO
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Ponti ed infrastrutture a rischio crollo: dopo la tragedia di Genova, il monitoraggio dei presidenti delle Province lombarde: i primi risultati del check up.

Ponti lombardi a rischio: il check up delle Province

La tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova dello scorso 14 agosto ha riportato d’attualità nel modo più traumatico nell’agenda del Governo la necessità di attuare una verifica con monitoraggio dello stato di conservazione delle infrastrutture stradali, ferroviarie ed idrauliche di competenza. Ed il 20 agosto anche alle Province lombarde è stato richiesto di presentare un elenco dei principali interventi ritenuti prioritari per evitare il ripetersi di tragedie analoghe. Mercoledì 29 agosto nella sede della Città metropolitana di Milano è stata indetta una conferenza stampa per fare il punto sulla ricognizione, alla presenza dei presidenti di tutte le province lombarde, del presidente dell’Unione province lombarde Pier Luigi Mottinelli e del presidente di Anci Lombardia Virginio Brivio.

Nessuna struttura a rischio crollo, ma tante criticità

Cosa è stato detto? Partiamo dal fondo: non ci sarebbero ad oggi strutture di competenza provinciale giudicate a rischio di crollo e per le quali dunque debba essere prevista nell’immediato una chiusura precauzionale. Ma questo non vuol dire che non esistano situazioni di criticità, anzi. La ricognizione delle Province non è stata naturalmente realizzata ex novo in questa settimana, ma si basa su dati e attività di monitoraggio compiute con regolarità negli anni. Tanto che quello relativo alle strutture più a rischio è un dato che è già emerso e di cui si è parlato negli scorsi giorni. A Milano ci sono sei cavalcavia che destano maggiore preoccupazione: sono quelli di via Filargo, corso Lodi, via Imbonati, il doppio svincolo autostradale di viale Certosa e il ponte ferroviario su viale Fulvio Testi. Strutture già da luglio sotto osservazione da parte di Comune e Ferrovie. A livello regionale, riflettori puntati nel Lecchese sul ponte che sovrasta la Super 36 collegando il centro di Civate con la frazione di Isella. Ma il Cnr osserva con molta attenzione anche il viadotto dei Lavatoi a Como, il viadotto sulla statale 42 del Tonale all’altezza di Ponte di Legno (Brescia), i ponti a Cesano Maderno e Bovisio Masciago sulla Superstrada Milano-Meda, in Brianza.

Censi: “Ora si scopre che le Province sono utili…”

Non senza una nota polemica, il vicesindaco della Città metropolitana di Milano Arianna Censi ha sottolineato come, dopo anni di svalorizzazione del ruolo delle Province, ora il Governo, sull’onda dei fatti di Genova, sembra averne invece riscoperto l’importanza: “I nostri monitoraggi sono stati costanti negli anni, nonostante le difficoltà economiche e la conseguente fuga di figure tecniche. Oggi si scopre che questo presidio è fondamentale. Questa operazione del governo è giusta e va fatta con razionalità e competenza. Dobbiamo dire cosa è necessario fare immediatamente e con quali risorse, ma anche cosa va fatto entro i prossimi 10 anni. Le Province e Città metropolitana sono gli strumenti più utili per questo tipo di lavoro, perchè sono enti a contatto con il territorio. C’è poi il tema degli appalti – ha aggiunto Censi – : ogni volta gli amministratori devono incrociare le dita sperando che gli appalti, una volta assegnati, vadano avanti,  tra ricorsi e aziende a rischio fallimento. Ogni sindaco o presidente potrebbe raccontare di decine di situazioni analoghe, veri calvari in cui si è costretti a subire la lentezza del nostro sistema. E’ necessario sburocratizzare e velocizzare la Pubblica amministrazione. Così ognuno farà il suo dovere e potrà garantire con competenza i propri cittadini”.

La ricognizione Provincia per Provincia: Brescia e Sondrio

Ognuno dei presidenti di Provincia ha fatto in conferenza stampa una rapida panoramica della situazione nel proprio territorio. Nella veste di presidente di Brescia, Mottinelli ha ribadito: “Se la domanda è: ci sono strutture da chiudere, rispondiamo che la situazione è sotto controllo e che laddove è stato necessario chiudere dei ponti o ridurne il carico, questo è stato fatto. Sono anni che segnaliamo costantemente che le nostre strade necessitano di manutenzioni ed interventi: ora vogliamo la certezza delle risorse”. Trentacinque le strutture giudicate critiche, per un investimento necessario di 10 milioni di euro. Luca Della Bitta, presidente della Provincia di Sondrio: “Abbiamo monitorato 65 situazioni critiche, di cui 5-6 particolarmente impegnative, che richiederebbero interventi per 10 milioni di euro”.

Il check up a Pavia e Varese

Vittorio Poma, Pavia: “Ci preoccupano i nostri sei ponti sul Po, che necessitano interventi per 23 milioni di euro, metà dei quali già coperti. C’è in particolare il ponte della Becca, che ha ormai oltre cento anni. Ci sono ponti che sono giunti alla fine della loro vita e sui quali presto non potranno più circolare i mezzi pesanti. Analoga situazione per il ponte della Gerola, per il quale abbiamo già investito sei milioni”. Caso a parte per il ponte di Ferrera Erbognone che conduce alla raffineria di Sannazzaro, chiuso l’anno scorso e che sarà realizzato ex novo grazie a fondi di privati, naturalmente interessati all’opera. Nicola Vincenzi, Varese: “Non ci sono situazioni veramente preoccupanti sui nostri 244 ponti, ma ciò non toglie che servono manutenzioni importanti. Con priorità ai ponti in calcestruzzo che hanno più di 50 anni, ne abbiamo quattro. Attenzione anche alla direttrice Saronno-Busto Arsizio, molto utilizzata”. I ponti sotto particolare osservazione per la loro anzianità sono quelli di Cairate, Laveno, Leggiuno, Cuasso al Monte. Preventivo di spesa per la manutenzione: cinque milioni di euro.

La situazione a Mantova e Monza, Lodi

Beniamino Morselli, Mantova: “Abbiamo 536 ponti, ventuno fluviali di cui cinque sul Po. Questi sono quelli con criticità maggiori anche per i carichi pesanti che sopportano”. Si tratta delle strutture di collegamento per Rovigo, San Benedetto Po, Dosollo-Guastalla, Viadana, Borgoforte. “Ma sono in totale 36 le strutture che abbiamo evidenziato, con necessità pari a 25-30 milioni, in parte già coperti. Il nostro territorio è sensibile anche dal punto di vista sismico: c’è un piano di adeguamento da 120 milioni per le nostre 36 scuole”. Roberto Invernizzi, Monza: “La Sp 35 Milano-Meda racchiude molti elementi di criticità, essendo utilizzata da 100mila veicoli al giorno. L’attenzione è su 36 ponti in particolare, ma abbiamo necessità di sapere se tale arteria diverrà autostradale, ovvero se sarà parte della Pedemontana”. Nel 2009, tra Lodi e Piacenza, è crollato un ponte. Oggi il presidente Francesco Passerini dichiara: “Monitoriamo 96 ponti e la situazione è tranquilla. Ma ci sono 102 ponti sotto particolare osservazione nella zona sud, per i forti carichi che sostengono”.

Monitoraggio a Lecco, Cremona, Como

Flavio Polano, Lecco: “Non abbiamo situazioni di pericolo ma alcune di forte criticità, per ponti e cavalcavia utilizzati a livello industriale, anche in territori montani. Ne abbiamo un centinaio, sei dei quali dovranno essere ricostruiti, mentre altri sette devono essere rinforzati”. Tra questi, quelli di Nibionno a Lambrugo, Olgiate Molgora, Bulciago. Costo complessivo? 35 milioni di euro”. Davide Viola, Cremona: “Sotto i riflettori i ponti sul Po, uno dei quali, verso Parma, abbiamo già chiuso l’anno scorso. Siamo stati criticati per questo ma è stato giusto farlo. Per un altro, sempre verso Parma, abbiamo stabilito il traffico alternato. Ed un terzo ponte, verso Piacenza, necessita di interventi”. Nel complesso otto le infrastrutture cerchiate in rosso, per un investimento che potrebbe raggiungere i 40 milioni di euro. Maria Rita Livio, Como: “Abbiamo già avviato interventi per 4,7 milioni di euro e abbiamo segnalato ulteriori altri 23 interventi, per un totale di 21 milioni di euro. Con il Patto per la Lombardia è già finanziato il rifacimento di un ponte sulla ferrovia a Cantù, che ha 110 anni di età”.

Il quadro a Bergamo e Milano

Matteo Rossi, Bergamo: “Abbiamo chiesto 40 milioni di euro di interventi al Governo: se è vero che questa è la stagione dell’autonomia per la Lombardia, speriamo di ottenere le risorse necessarie”. Per Arianna Censi, vicesindaco della Città metropolitana di Milano, il tema è quello dei carichi sostenuti dai ponti per i trasporti eccezionali: “Ma la situazione è complessivamente tranquilla. Non c’è comunque solo la Milano-Meda, ma una problematica più ampia legata ad esempio anche agli svincoli autostradali. L’investimento previsto è da diverse decine di milioni di euro, in parte già finanziati. Con una valutazione in particolare sui ponti che hanno più di 50 anni”.

La richiesta complessiva: 214 milioni di euro per 272 ponti

In totale dunque un pacchetto di interventi che richiederebbero nel complesso 214 milioni di euro, dalla stima fatta in questi giorni, per mettere in sicurezza un totale di 272 ponti e viadotti lombardi, sui 10mila complessivi. Risorse che potrebbero in buona parte avere già trovato copertura finanziaria grazie ad un Decreto del 16 febbraio 2018, nell’ultimo scorcio del Governo Gentiloni, che stanzia complessivi 1,62 miliardi di euro a favore di interventi relativi a programmi straordinari di manutenzione della rete viaria di Province e Città metropolitane, ripartiti in un periodo di sei anni. Questo quanto spetterebbe ad ogni singola Provincia: Bergamo 21.456.686 milioni, Brescia 25.168.117 milioni, Como 13.197.037 milioni, Cremona 11.22.514 milioni, Lecco 10.217.569 milioni, Lodi 6.021.410 milioni, Mantova 13.671.499 milioni, Città metropolitana di Milano 34.452.785 milioni, Monza e Brianza 15.738.805 milioni, Pavia 18.141.636 milioni, Sondrio 6.181.872 milioni, Varese 15.228.115 milioni.

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