Salute e benessere

Diabete, come conviverci correttamente e le ultime frontiere nella terapia

Intervista al dottor Alberto Molteni, diabetologo all’Istituto Villa Aprica e direttore scientifico di Como Diabete

Diabete, come conviverci correttamente e le ultime frontiere nella terapia
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Parlando di diabete di tipo due, cioè la forma dell’età adulta, apprendiamo dai dati di epidemiologia che si tratta di una patologia che coinvolge il 5-6% della popolazione, con punte fino al 15-20% nella quarta età, quella che ormai supera gli 80 anni. Una malattia, quindi, molto diffusa e di cui tutti abbiamo sentito parlare. Ma che, come tutte le malattie croniche, va conosciuta anche per la possibilità oggi di poter disporre di cure sempre più sicure ed efficaci. Il tema sarà al centro del convegno che si svolge il 23 settembre a Como, evento scientifico dedicato a questa patologia arrivato alla 12ª edizione.

"Il convegno ha come scopo quello di portare all’attenzione dei colleghi, sia specialisti sia di medicina generale, le ultime novità sul diabete - spiega il dottor Alberto Molteni, responsabile del servizio di Diabetologia e Malattie Metaboliche all’Istituto Clinico Villa Aprica di Como e co-responsabile scientifico del convegno Como Diabete insieme al dottor Giuseppe Carrano, direttore del Distretto Socio-Sanitario di Como -. Quest’anno ci sarà anche un focus dedicato agli infermieri professionali, che sono una figura fondamentale nei team diabetologici. Negli anni scorsi abbiamo affrontato argomenti relativi allo stile di vita rivolti all’attività fisica e alla terapia nutrizionale. Quest’anno ci siamo più focalizzati sulle nuove tecnologie e sulla terapia, perché nel corso di questi ultimi dieci-dodici anni si è assistito a una vera e propria rivoluzione nella cura del diabete".

Diabete, che cos’è

Forse sarebbe utile iniziare spiegando che cos’è e perché si presenta?

“Sì, è importante puntualizzare alcuni concetti di base, perché l’argomento, essendo di così vasta divulgazione, spesso si presta a interpretazioni parziali come per esempio il pensiero che l’instaurarsi della malattia e il suo successivo buono o cattivo controllo siano legati solo all’alimentazione errata e alla sedentarietà. Spesso, queste due condizioni sono associate e possono in qualche modo predisporre lo sviluppo di diabete ma non ne sono mai da sole la causa. Non si deve mai dimenticare che il diabete è una malattia e, come tale, si instaura perché nell’organismo qualcosa non funziona più bene come prima. Si tratta quindi di alterazioni dei meccanismi organici, che la natura ci ha messo a disposizione, in grado di tenere regolata la glicemia, cioè il livello di zuccheri nel sangue”.

Stiamo parliamo di diabete dell’adulto?

“Per semplificare, diciamo che il diabete si divide fondamentalmente in due categorie. Quello giovanile - che richiede la terapia insulinica fin dall’inizio, perché la malattia determina la perdita di funzione della cellula pancreatica che produce l’insulina, ormone fondamentale per trasferire il glucosio dal circolo sanguigno ai tessuti biologici - e il diabete dell’adulto - che numericamente è preponderante, in cui l’organismo presenta una ridotta capacità di produrre l’insulina, ma non un azzeramento, oltre che condizioni che rendono meno efficace l’azione dell’insulina stessa. Tale condizione può durare anche molti anni e quindi possiamo utilizzare, per il controllo della malattia, dei farmaci che non siano l’insulina stessa. Naturalmente è una condizione che non può prescindere da un’alimentazione corretta e dalla pratica dell’attività motoria, ma che necessita di farmaci oggi sempre più mirati e sicuri per il suo controllo”.

Diabete, come conviverci

Perché questa sottolineatura?

“Questa considerazione è importante anche per evitare la tendenza che spesso percepiamo nei pazienti a colpevolizzarsi eccessivamente. Chiunque di noi può migliorare il suo stile di vita, certo, ed è opportuno che lo faccia in termini di salute e benessere. Ma quando compare un’alterazione, in questo caso legata all’incremento della glicemia sopra i livelli fisiologici, c’è sempre una componente fondamentale slegata dalla volontà o dalle abitudini di vita del paziente. In parte è scritta nel suo codice genetico, in parte è legata al fatto che nella vita il suo organismo si è modificato”.

Come facciamo a sapere se soffriamo di diabete? Quali sono i sintomi?

“I sintomi del diabete sono prevalentemente legati all’entità dell’incremento dei valori glicemici rispetto alla normalità e alla durata di tale alterazione. Se un paziente ha valori poco sopra quelli normali può non accorgersi di essere diabetico. Se invece i valori sono molto al di sopra e questa condizione perdura per un certo periodo di tempo, il nostro organismo tenta di compensare questa situazione, determinando dei sintomi. Oggi, grazie all’abitudine di prendersi più cura della propria salute, ce ne possiamo accorgere prima di mostrare sintomi evidenti, magari attraverso una periodica determinazione della glicemia in laboratorio”.

Se non curata adeguatamente, questa malattia può provocare altri disturbi?

“È ben noto che il diabete porta con sé la possibilità di avere delle complicanze. Queste si dividono in: complicanze micro-vascolari, o dei piccoli vasi arteriosi, prevalentemente a livello di retina e reni, o complicanze macro-vascolari, quindi dei grossi vasi arteriosi, prevalentemente a carico del sistema cardiovascolare, degli arti inferiori, nonché del circolo cerebrale. Le complicanze, che spaventano chiunque riceve una diagnosi di diabete, oggi sono comunque più facilmente diagnosticabili e curabili”.

Diabete, come curarlo

Quali sono le cure oggi a disposizione? E come è cambiato il modo di affrontare questa patologia?

“Da ormai oltre dieci anni abbiamo a disposizione nuovi farmaci per il diabete per i quali, oltre che l’efficacia sul controllo della malattia, già in fase di studio hanno richiesto una particolare attenzione sulla sicurezza e sul grado di protezione di organi legati al diabete stesso, in particolare il sistema cardiovascolare e i reni. Si è arrivati così a una vera e propria rivoluzione nella terapia del diabete, osservando come i pazienti posti in terapia antidiabetica con questi nuovi farmaci non solo hanno avuto ottimi risultati nel controllo della malattia, ma anche hanno ottenuto una protezione degli organi molto significativa. Farmaci antidiabetici nati con lo scopo di controllare la glicemia hanno dimostrato di garantire un’alta protezione cardiovascolare e renale. Nuove iniziali segnalazioni sulla protezione di altri organi nobili come il cervello sono in corso di studio. E questo è il cuore del convegno di quest’anno”.

È importante il monitoraggio e l’autocontrollo glicemico?

“Controllare l’andamento della propria malattia attraverso il controllo della glicemia naturalmente è una cosa che deve essere fatta ma con un criterio positivo e non ossessionante. Esistono degli strumenti - che saranno oggetto di una sessione del convegno - per il controllo della glicemia, però come tutti gli strumenti tecnologici devono essere utilizzati nella giusta misura e non in modo errato o non finalizzato all’utilizzo di quello che il dato ci rivela. Ovviamente è fondamentale sempre il parere medico”.

È possibile prevenire il diabete?

“Domanda molto importante. Non possiamo modificare il nostro codice genetico e quindi la nostra eventuale predisposizione a sviluppare il diabete. Possiamo, però, modificare i fattori esterni, scegliendo un corretto stile di vita attraverso un’alimentazione regolare, il controllo del peso corporeo, evitando la sedentarietà e in generale mantenendo una vita attiva”.

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