Le principali norme sanitarie per i settori chimico, alimentare e farmaceutico

Le principali norme sanitarie per i settori chimico, alimentare e farmaceutico
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Le industrie del settore alimentare, del settore chimico, del settore farmaceutico e del settore biotecnologico hanno l’obbligo di trattare i reagenti, i materiali e i prodotti con i quali lavorano in ambienti il più possibile inerti e sterili. Per questo motivo è fondamentale osservare delle precauzioni, ovviamente in conformità con quanto previsto dalle norme in vigore in materia. Per esempio, risale al 2006 il cosiddetto regolamento REACH (acronimo che sta per Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) che è stato approvato dal Parlamento Europeo, mentre è di due anni più tardi il regolamento CLP (acronimo che sta per Classification Labelling and Packaging): entrambi sono stati messi a punto allo scopo di rendere la normativa uniforme e armonizzare le varie disposizioni in essere.

I regolamenti europei

I regolamenti europei in relazione alle norme sanitarie hanno a che fare con la classificazione delle sostanze pericolose e la loro etichettatura, oltre che con le schede di sicurezza: queste sono obbligatorie per qualsiasi tipo di prodotto pericoloso e devono essere compilate nella lingua ufficiale del Paese di distribuzione delle merci. Ovviamente le disposizioni europee trovano applicazione anche da noi, e il riferimento normativo nazionale è rappresentato dal Testo Unico per la Sicurezza, nel quale vengono indicati e spiegati i vari protocolli a cui si deve fare riferimento per la valutazione del rischio, che tengono conto di variabili come le vie di esposizione, la frequenza di esposizione, i valori limite di esposizione e il livello di pericolosità dei prodotti. I datori di lavoro per mezzo della valutazione del rischio hanno la possibilità di attuare le misure che occorrono per la sicurezza dei dipendenti, soprattutto per ciò che concerne le modalità con cui le sostanze sono trattate.

Le norme sanitarie e i casi di sversamento

È molto importante essere consapevoli di quel che prevedono le norme a proposito dei comportamenti che devono essere messi in atto in caso di sversamento. Infatti, non solo le aziende chimiche, ma anche quelle del settore farmaceutico e persino quelle alimentari devono essere considerate dei luoghi a rischio, perché la probabilità di uno sversamento di liquidi tossici è meno bassa di quel che si possa immaginare. Anche il personale, dunque, deve essere formato a proposito delle norme in vigore a proposito delle misure di sicurezza e delle azioni che devono essere intraprese nelle situazioni di emergenza. Insomma, le norme sanitarie tengono conto delle procedure di tutti i passaggi: la produzione e lo stoccaggio, ma anche il confezionamento e, infine, l’immissione del prodotto sul mercato.

I tubi in ptfe

I tubi in ptfe che vengono realizzati da Unigasket rappresentano una delle opzioni più indicate per i settori chimico, alimentare e farmaceutico: si tratta di tubi flessibili, come per esempio i tubi Unipharma, che costituiscono una valida alternativa rispetto ai classici tubi in gomma di silicone. Il ptfe è liscio internamente; all’esterno, invece, si ha a che fare con un tubo corrugato, che garantisce una resistenza chimica ottimale e prestazioni eccellenti anche per ciò che riguarda la resistenza al vuoto e alla temperatura in pressione. Questi particolari tubi, adatti anche alle aziende biotecnologiche, risolvono i problemi di pulizia interna, di resistenza chimica e di assorbimento. Il vantaggio offerto dal rivestimento liscio è quello di una maggiore pulizia, associato a una drenabilità superiore e a una portata più elevata. La corrugazione esterna, d’altro canto, è sinonimo di un raggio di curvatura ristretto e di una flessibilità ottimale.

L’Haccp

Molto importante è anche l’Haccp, vale a dire il sistema di analisi dei rischi e dei punti di controllo critico (in lingua inglese, Hazard Analysis and Critical Control Points). Si tratta di una serie di procedure che si fondano sulla prevenzione e che, in ambito alimentare, hanno lo scopo di assicurare la salubrità dei prodotti. Ciò è possibile in virtù del controllo dei punti della lavorazione per gli alimenti che possono essere sottoposti a una contaminazione di tipo fisico, chimico o biologico. I pericoli che si possono verificare, in effetti, riguardano tutte le fasi del processo di produzione, ma anche gli step successivi, a partire dallo stoccaggio per arrivare alla somministrazione diretta al consumatore, passando per il trasporto e la vendita (senza dimenticare la conservazione).

Chi deve rispettare le norme Haccp

Il piano di autocontrollo previsto dalla normativa Haccp deve essere rispettato da tutte le realtà che si occupano non solo della produzione primaria degli alimenti, ma anche della loro preparazione, della loro trasformazione, della loro distribuzione, del loro confezionamento, della loro vendita e della loro somministrazione ai consumatori. Quindi, sia le aziende del settore industriale alimentare, ma anche realtà come le farmacie, i bar, i panifici, le discoteche e i chioschi. Non è tutto, perché il sistema Haccp dal 2006 è obbligatorio anche per i mangimi per animali che serviranno alla produzione di alimenti.

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