Patologie del pavimento pelvico, con la chirurgia mininvasiva si curano senza conseguenze
Intervista al dottor Luca Bordoni, responsabile dell’Unità funzionale di Proctologia e Patologie del Pavimento Pelvico presso l’Istituto Clinico Villa Aprica di Como
Il pavimento pelvico è un’area del nostro corpo che svolge un ruolo fondamentale in molte funzioni dell’organismo, dalla minzione, all’evacuazione fino all’attività sessuale, e che ha il compito di sorreggere diversi organi ivi localizzati, soprattutto nelle donne. Purtroppo le patologie legate a quest’area vengono spesso trascurate, per pudore o non sapendo a quale specialista ricorrere. Trattandosi di parti delicate i disturbi possono compromettere la qualità della vita. Ma oggi, grazie all’innovazione in medicina, ci sono tecniche che ne permettono la cura e una ripresa rapida. Approfondiamo il tema con il dottor Luca Bordoni, responsabile dell’Unità funzionale di Proctologia e Patologie del Pavimento Pelvico presso l’Istituto Clinico Villa Aprica di Como.
Patologie del pavimento pelvico, come curarle
Dottor Bordoni, di quali patologie stiamo parlando?
“Le patologie proctologiche sono molto diffuse, sia negli uomini sia nelle donne, e la più frequente è sicuramente quella emorroidaria. La patologia emorroidaria, infatti, è sempre stato un problema per tutti perché, in passato, per curarla, venivano fatti degli interventi molto dolorosi e invalidanti, con una ripresa lenta. Essenzialmente perché le emorroidi venivano tolte. Le emorroidi sono strutture vascolari localizzate nel canale anale, presenti in tutti alla nascita, dotate di una funzione utile al nostro organismo in quanto contribuiscono alla continenza anale e a rendere meno traumatica la defecazione”.
Invece adesso?
“Oggi abbiamo voltato pagina e cerchiamo di preservare le emorroidi, in quanto hanno una loro specifica funzione. Quindi la chirurgia adesso è finalizzata al mantenimento e riposizionamento delle emorroidi. Come lo facciamo? Non andiamo a togliere le emorroidi ‘ammalate’, che sono la manifestazione clinica del problema, ma andiamo a curare la causa che sta a monte del problema, che è il prolasso del retto: infatti, effettuiamo interventi molto meno dolorosi e più efficaci. Inoltre, con le nuove strumentazioni che abbiamo a disposizione e l’esperienza che abbiamo accumulato negli anni, le recidive sono pochissime, perché andiamo a curare la causa della problematica. Con un intervento in anestesia spinale e con un ricovero breve di due notti, a volte anche solo una, si ottiene una ripresa molto veloce, con un dolore controllato e un ritorno alle attività quotidiane più rapido”.
Altri casi curabili con chirurgia mininvasiva
Quali altre patologie si possono curare con questi metodi mininvasivi?
“Meno presente della patologia emorroidaria, ma comunque molto diffusa, è la fistola anale. La chirurgia tradizionale si basava sull’utilizzo dei cosiddetti “setoni”. Siccome le fistole molto spesso attraversano lo sfintere, una sua lesione condannerebbe il paziente all’incontinenza fecale. Per cui, una volta, si posizionava questo filo per tagliare la fistola nell’arco di mesi e permettendo la ricostruzione dello sfintere nel tempo, ma era una pratica invalidante e non si eliminavano le recidive. Oggi la chirurgia delle fistole è finalizzata alla cura più radicale possibile, garantendo e preservando la continenza. La nostra équipe infatti effettua un intervento mininvasivo con cui curiamo la fistola dal suo interno, senza andare a toccare gli sfinteri. Quali sono i vantaggi? Escludiamo i rischi dell’incontinenza e se anche la fistola dovesse tornare possiamo intervenire sempre con un approccio mininvasivo. L’intervento consiste nel fare un forellino di 3 millimetri, far passare una piccola telecamera per vedere il decorso della fistola e bruciarla dall’interno”.
Ci sono altre applicazioni di questi metodi?
“Questa metodica è stata mutuata poi per curare un’altra patologia, la Malattia Pilonidale Sacro Coccigea. È una malattia diffusissima nei ragazzi giovani, causata dai peli che invece di crescere verso l’esterno si incistano nel sottocute. Il pericolo maggiore è se dei batteri entrano in queste cisti formando degli ascessi grossi e dolorosi che devono essere incisi. Una volta si interveniva chirurgicamente: si effettuavano grosse asportazioni di tessuto con medicazioni prolungate nel tempo, un alto tasso di recidiva e delle cicatrici importanti. Oggi, con questa metodica mininvasiva, con un forellino di pochi millimetri, entriamo con la telecamera e bruciamo dall’interno la cisti. Anche questo intervento comporta una ripresa immediata e le medicazioni si effettuano con lavaggi senza dover tornare in ospedale, così dopo due giorni il paziente può tornare alla sua vita normale”.
Efficace anche negli interventi “salva utero”
Per quanto riguarda l’ambito più strettamente femminile?
“Un altro caso in cui abbiamo fatto un grosso passo avanti è l’intervento ‘salva utero’. Nelle donne si può verificare un prolasso pelvico determinato dal prolasso dell’utero. Una scelta sarebbe quella di togliere l’utero, soprattutto in donne in menopausa o dopo diversi figli, ma in questo modo si provoca il prolasso di tutto il resto: la vescica, la vagina, il retto… così le donne vanno incontro a problematiche di incontinenza, stitichezza e peso. Oltre a problematiche legate alla sfera sessuale. Noi facciamo degli interventi mininvasivi in laparoscopia: con 5 piccoli accessi da due centimetri, e un intervento di un’ora, mettiamo una protesi, una rete, che attaccata agli organi pelvici permette una vita normale. Ovviamente prima facciamo fare una visita ginecologica per valutare la salute dell’utero: si interviene solo se gli organi sono sani. Chiediamo anche una collaborazione alle pazienti per quanto riguarda la convalescenza: per due mesi le pazienti non devono fare sforzi e attività fisica. Meglio viene fatta la convalescenza e migliori sono i risultati”.
Insomma, bisogna sapersi mettere anche nelle mani giuste?
“Ormai queste sono chirurgie diffuse in Italia, ma la differenza la fanno i numeri. Nel Gruppo San Donato, abbiamo diverse strutture specializzate con più di 300 interventi all’anno di questo genere. Le chirurgie tradizionali - che prevedono l’asportazione ad esempio - devono essere considerate superate. Ci sono diversi modi per intervenire, ma in base alle cause possiamo scegliere soluzioni che garantiscano la cura e il benessere dei pazienti”.
Istituto Clinico Villa Aprica
Incastonato in una posizione incantevole sul lato sud di Monte Olimpino con una vista mozzafiato sul lago e sulla città di Como, l'Istituto Clinico Villa Aprica è un centro di eccellenza, dotato delle più moderne tecnologie e con elevati standard di qualità e sicurezza al servizio dell'utenza. Molte camere di degenza offrono una vista spettacolare.
L'Unità funzionale di Proctologia e Patologia del Pavimento pelvico dell’Istituto Clinico Villa Aprica, diretta dal dottor Luca Bordoni, si occupa dello studio e del trattamento di patologie che interessano il colon, il retto, l’ano e il pavimento pelvico. Tra queste: malattia emorroidaria, ragadi anali, condilomi, fistole perianali, Sinus Pilonidalis, stipsi/stitichezza, prolasso rettale, prolasso vescicale, prolasso vaginale, prolasso di utero.
All’interno dell’Unità vengono eseguite visite specialistiche, esami di diagnostica per immagini, interventi in day hospital, ambulatoriali e in regime di ricovero.
Per informazioni: tel. 031.579411