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Superare la tanatofobia: strategie per il benessere nel lavoro e nelle relazioni

Superare la tanatofobia: strategie per il benessere nel lavoro e nelle relazioni
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La paura della morte, nota anche come tanatofobia, è un'emozione profonda e piuttosto intensa che va a incidere su vari aspetti della vita quotidiana. Per quale motivo? Questa paura deriva dall'intrinseca natura umana di temere l'ignoto e l'inevitabile fine della vita, una percezione oscura e impenetrabile dalla ragione.

La tanatofobia può manifestarsi in modalità sorprendenti, quali l’ansia, gli attacchi di panico o nei pensieri ossessivi e compulsivi sulla morte. Si tratta di un'emozione complessa che colpisce gli individui in misura soggettiva, a seconda delle loro esperienze e convinzioni personali.

Purtroppo, le forme in cui si manifesta la paura di morire sono molteplici e vanno a impattare diversi ambiti. Sia sul posto di lavoro sia nelle relazioni personali, la tanatofobia ostacola le intrinseche capacità soggettive nell’impegnarsi pienamente e nel prosperare all’interno del proprio vissuto quotidiano.

Pertanto, è essenziale che le persone che soffrono di tanatofobia cerchino il sostegno di professionisti della salute mentale, gli unici in grado di aiutarle a gestire queste emozioni e a sviluppare delle mirate strategie di coping volte a predisporre un’esistenza soddisfacente nonostante le loro paure.

Altresì, è importante non minimizzare bensì cercare fin da subito il sostegno di uno psicologo che offra alla persona travolta dalla tanatofobia degli strumenti a cui attingere per superare il blocco e contrastare le manifestazioni parallele.

Impatto della paura di vivere nel vissuto quotidiano

La paura della morte ha un notevole impatto sul posto di lavoro, in quanto chi soffre ha difficoltà a concentrarsi o di rispettare le scadenze assegnategli. A bloccare il flusso lavorativo è la continua preoccupazione, causata dai pensieri sulla mortalità. A questi si associano altri problemi di ansia e angoscia, che non solo portano a una diminuzione della produttività e delle prestazioni ma paralizzano e rapiscono la mente, lasciandola svuotata di idee.

Senza considerare quanto sia impattante a livello decisionale, poiché gli individui essendo spaventati evitano situazioni ingarbugliate per evitare di correre rischi. Così facendo però perdono anche la possibilità di perseguire nuove opportunità e di accedere a un futuro più roseo. A comandare è sempre la paura di affrontare l'ignoto e il potenziale pericolo, paragonabile alla morte stessa.

Se vogliamo, in ambito delle relazioni personali, la tanatofobia agisce in maniera peggiore, perché impedisce di andare in profondità nel creare dei legami forti e costruttivi con gli altri. Non solo per quanto riguarda l’amore, ma anche nelle amicizie e nelle semplici relazioni di buon vicinato, per esempio. Le persone che soffrono di questa intensa patologia si allontanano dalle emozioni, andando a evitare con ogni mezzo l’intimità, come forma di autoprotezione dal dolore e dalla perdita che la morte inevitabilmente comporta.

Si può immaginare quanto sia dolorosa questa scelta indotta, la quale porta inevitabilmente a un senso di isolamento e di chiusura nei confronti degli altri. Succede non perché non desiderino avvicinarsi, bensì per incapacità di condividere i propri sentimenti e i pensieri con gli altri, temendo il giudizio o, peggio ancora, il rifiuto. In contrapposizione, può affacciarsi una dipendenza emotiva spesso dolorosa e squalificante, la quale non fa che accrescere le sensazioni di abbandono e di angoscia.

I segnali di allarmi della tanatofobia e come intervenire

Alcuni dei segni della tanatofobia diventano evidenti nel corso del tempo. Difatti, si manifestano con un'eccessiva preoccupazione per la propria salute, l'ossessione per la morte o il morire, l'evitamento di discussioni sulla morte e l'ansia estrema o gli attacchi di panico quando si affronta l'argomento. Si tratta di segnali precisi che richiedono l’immediato supporto da parte delle persone vicine e da uno psicologo.

La famiglia svolge un ruolo cruciale nel sostenere chi ha paura di morire. La sua funzione deve essere quella di creare un rifugio sicuro per una comunicazione aperta e non giudicante sulla paura. Incoraggiando le conversazioni sulla mortalità, i familiari smuovono i sentimenti della persona verso il confronto e, di contro, l'individuo acquisisce una maggiore comprensione della morte come parte naturale della vita.

A questo deve seguire un sostegno da parte di uno psicologo, il quale fornisce delle preziose intuizioni e strategie per gestire questa paura. Attraverso le strategie di auto-aiuto che comprendono la meditazione, le tecniche di rilassamento e di respirazione, la mindfulness e la gestione del pensiero, la persona esplora le cause profonde della paura, affronta i pensieri o le convinzioni irrazionali sulla morte, e sviluppa dei meccanismi di coping per ridurre l'ansia.

Quali terapie sono più efficaci? Gli psicologi utilizzano diversi approcci terapeutici, come la terapia cognitivo-comportamentale o la terapia di esposizione. Inoltre, possono collaborare con altri operatori sanitari per garantire un supporto completo all'individuo. Talvolta, possono essere prescritti dei farmaci per gestire i sintomi associati alla paura di morire. Tuttavia, in questo caso, il professionista collabora a stretto contatto con il medico per determinare se i farmaci siano necessari e per monitorare l'efficacia.

Grazie a tutte queste precauzioni la paura di morire smette di avere un impatto profondo sul benessere di un individuo. Ciononostante, è necessario riconoscere fin da subito i segnali di tanatofobia per cercare al più presto un aiuto e un supporto adeguato. I familiari offrono un sostegno emotivo nel creare uno spazio sicuro mentre lo psicologo apporta le sue conoscenze specialistiche e le tecniche terapeutiche per aiutare la persona a superare la paura, acquisire maggiore consapevolezza sulla morte e, soprattutto, a trovare pace e accettazione.

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