Il progetto è rivolto ai pazienti in attesa del completamento di interventi di adeguamento abitativo, di reclutamento di personale di assistenza o in attesa di inserimento in una struttura sociosanitaria. Hanno aderito alla progettualità otto rsa distribuite in maniera uniforme nei territori di Como e Varese per un totale di trentatré posti letto disponibili, garantendo un’accessibilità prossima e diffusa su tutta l’area di competenza di Ats
Si ottimizza il Sistema sanitario e Sociosanitario
L’iniziativa delle dimissioni facilitate per i pazienti fragili – approvata da Ats Insubria – persegue l’obiettivo di offrire un reale supporto alle famiglie e, al contempo, di ridurre la pressione sugli ospedali liberando posti letto per acuti occupati da pazienti dimissibili, ottimizzando così le risorse del Sistema sanitario e Sociosanitario. Al momento della dimissione, ai pazienti idonei e alle loro famiglie, viene offerta la possibilità di usufruire di un ulteriore periodo di degenza presso una delle rsa indicate, a cui aderire volontariamente.
“Un’evoluzione concreta della presa in carico di anziani e fragili”
Il ricovero, dalla durata di un minimo di otto fino a un massimo di trenta giorni prorogabili in casi particolari di altri quindici, è sostenuto economicamente con risorse messe a disposizione dall’Agenzia, basate su un finanziamento regionale dedicato pari a 832mila e 200 euro, per la partecipazione alla quota sanitaria mentre, a carico delle famiglie, la quota alberghiera pari a 60 euro giornaliere.
A spiegare cosa ha mosso l’iniziativa è Enrico Tallarita, direttore sociosanitario di Ats Insubria:
“Questo progetto rappresenta un’evoluzione concreta nella presa in carico delle persone anziane e fragili a cui stiamo lavorando da tempo, coordinando ospedali, rsa e famiglie in un percorso organizzato e condiviso finalizzato a offrire una risposta concreta e fattiva a un bisogno reale”.
Ecco le rsa che hanno aderito al progetto
A seguito del finanziamento regionale Ats ha emesso un bando sui progetti innovativi a cui hanno partecipato un pool di rsa. Le strutture che hanno aderito al progetto sono distribuite in modo omogeneo per garantire accessibilità diffusa: la scelta di aderire al servizio è volontaria e viene comunicata direttamente ai pazienti e ai familiari tramite una lettera consegnata al momento della dimissione. Ospedali e famiglie devono attivare il percorso entro 24 ore dalla conferma della presa in carico.
Le rsa partecipanti alla progettualità, con capofila Villa Puricelli di Bodio Lomnago (Va), sono la Casa di riposo “Cesare ed Emilio Prandoni” di Torno, la Fondazione rsa Garibaldi e Pogliani Onlus di Cantù e per la provincia di Varese la Fondazione “Monsignor Gerolamo Comi” di Luino, la residenza “Ai Pini” di Arcisate, la residenza “Prealpina” di Laveno Mombello, la rsa “San Giacomo” di Tradate e la rsa “La Provvidenza – UG1” di Busto Arsizio.
“Il valore è la forza della rete”
Il direttore generale dell’Agenzia, Salvatore Gioia, sottolinea l’importanza dell’iniziativa:
“Il valore aggiunto di questo progetto rappresenta la forza della rete che, qualificata e condivisa tra le strutture del territorio, sulla base di una adesione volontaria delle stesse, risponde tempestivamente alle esigenze emergenti dei pazienti fragili. E il progetto ha già mosso in questi giorni i primi passi attraverso l’inserimento dei primi tre pazienti”.
“Passaggio strategico di presa in carico”
Luca Trama, direttore de “La Provvidenza” e presidente provinciale Uneba Varese, sottolinea:
“Abbiamo scritto un capitolo nuovo nella collaborazione tra strutture sociosanitarie e sistema ospedaliero. La nostra adesione nasce dalla volontà di offrire un sostegno concreto alle famiglie per garantire ai pazienti fragili un percorso di dimissione protetta, che non li lasci soli in un momento tanto delicato. Questo progetto dimostra che il lavoro di squadra può costruire risposte innovative e tempestive per i bisogni emergenti”.
Emanuele Monti, presidente della Commissione regionale Sostenibilità sociale, casa e famiglia, interviene così:
“Questa sperimentazione rappresenta un passaggio davvero strategico verso un modello di presa in carico più vicino alle persone e alle comunità su cui lavoriamo da tempo in molte direzioni. Regione Lombardia ha creduto e investito in questo progetto perché consente di ridurre la pressione sugli ospedali e, al tempo stesso, di accompagnare i pazienti e le loro famiglie in un percorso di continuità assistenziale. E’ esempio operativo di come la rete sociosanitaria lombarda sappia innovare, rinnovarsi e rispondere con efficacia alle esigenze dei cittadini”.