Lettera aperta

Rissa al Monnet, il dirigente scolastico: "Segno di povertà e fragilità umane"

Il dirigente scolastico dell'istituto di via Santa Caterina ha scritto una lettera aperta alle famiglie

Rissa al Monnet, il dirigente scolastico: "Segno di povertà e fragilità umane"
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Una rissa all’uscita dallo Jean Monnet di Mariano Comense, coinvolte due classi, una quarta e una quinta. Per sedare gli animi, oltre all’intervento del personale scolastico, è stato necessario anche l’arrivo di Polizia locale e Carabinieri. L’episodio è avvenuto giovedì 15 febbraio, poco prima delle 14, mentre i ragazzi stavano uscendo dall’istituto di via Santa Caterina. "Alcuni studenti e gruppi di alunni hanno trasceso in una rissa avvenuta al di fuori della scuola, a fine lezione, dimostrando una povertà e una fragilità umane che devono farci riflettere seriamente sulla missione della scuola nei nostri tempi", ha scritto il dirigente scolastico, Filippo Di Gregorio, in una lettera aperta a studenti e famiglie.

Rissa al Monnet: l'accaduto

Secondo quanto è stato possibile ricostruire, tutto sarebbe nato da un diverbio tra un ragazzo di quarta e uno di quinta. I più giovani si sarebbero diretti, in gruppo, verso il ragazzo, reo di aver offeso il loro compagno in una precedente discussione. Il giovane sarebbe poi stato colpito a cinghiate. Da qui è scoppiato un parapiglia che avrebbe coinvolto circa una trentina di studenti, numeri su cui nei prossimi giorni si avranno maggiori conferme. Il ragazzo preso a cinghiate, rimasto lievemente ferito, non è ricorso alle cure dei sanitari. Il fatto non è sfuggito nemmeno all’attenzione dei residenti di via Santa Caterina che, tra la rissa e le sirene che segnalavano l’arrivo di Carabinieri e Locale, non hanno potuto fare a meno di notare quello che stava accadendo. Sul caso, andando verso la contestazione di rissa aggravata, indaga il Comando della Polizia locale di Mariano Comense.

Rissa al Monnet, il dirigente scolastico: "Siamo costernati"

"Siamo rimasti costernati alla notizia di quanto avvenuto, e ci siamo interrogati sul reale degrado che sta coinvolgendo i più deboli esponenti della nostra società, i giovani; giovani con i quali il nostro Istituto ha una frequentazione giornaliera, e la missione chiarissima di educarli, per renderli capaci di affrontare una società complessa.

Ricorrere alla violenza come strumento per regolare le difficoltà di relazione è una vera sconfitta per una istituzione scolastica, che ha il compito essenziale di promuovere legalità e capacità relazionali pacifiche e solidali; ma ancor più tale esito rappresenta una sconfitta per famiglie e società civile, che pure hanno una peso rilevante nell’educazione dei giovani di oggi. Pertanto pensiamo che tale episodio, al di là dei risvolti legali che seguiranno il proprio corso, debba essere colto come una vera occasione per riflettere, con serietà e responsabilità, sul ruolo educativo di famiglie e istituzione scolastica".

"L'unica via maestra è il confronto civile"

"Mai la violenza, mai l’idea di farsi giustizia da sé, di regolare i conti in appuntamenti rissosi può rappresentare la via d’uscita da una situazione di frustrazione, di difficoltà o di colpa. L’unica via maestra da seguire è quella del confronto civile, del dialogo, della contestazione magari anche spigolosa ma svolta nelle sedi deputate a tali confronti. La scuola è per eccellenza il luogo dell’educazione, pertanto non può smettere di insistere, con pervicacia e costanza, nel suo ruolo educativo.

Invito gli studenti a riflettere a fondo su tale evidenza; lo stesso invito lo rivolgo alle famiglie, anche a quelle dei ragazzi che sono rimasti coinvolti in questo grave episodio. Rivolgo tale invito anche ai docenti del Jean Monnet, affinché discutano con i propri studenti, per educarli a una civile e pacifica convivenza nelle mura del loro Istituto Scolastico".

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