Pallacanestro Cantù domani in campo contro Venezia

Domani pomeriggio, palla a due alle ore 17:00 al Palasport Taliercio di Mestre.

Pallacanestro Cantù domani in campo contro Venezia
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Domani pomeriggio, palla a due alle ore 17:00 al Palasport Taliercio di Mestre, l’Acqua S.Bernardo Cantù di coach Cesare Pancotto sfiderà i campioni d’Italia in carica dell’Umana Reyer Venezia, tra le cui fila figurano ben due ex capitani biancoblù: il “mastino” Jeremy Chappell e l’ala/centro Ike Udanoh, capitani di Pallacanestro Cantù rispettivamente nelle annate sportive 2017-’18 e 2018-’19, con l’ultimo che lasciò, a stagione in coso, i gradi a Salvatore Parrillo per firmare alla Scandone Avellino, incarico successivamente passato ad Andrea La Torre, attuale capitano canturino.

Pallacanestro Cantù domani in campo contro Venezia

In Brianza, Chappell e Udanoh hanno lasciato ricordi diversi tra loro. Tuttavia, i due hanno saputo imporsi nel massimo campionato italiano con grande decisione, spinti da un animo battagliero che li accomuna. Ad accomunarli, inoltre, l’arrivo a Venezia per entrambi alla terza esperienza italiana della carriera, dopo essere partiti da Cantù, per poi indossare maglie diverse e ritrovarsi in laguna. Cantù è stata una tappa che ha aiutato i due americani a costruirsi una credibilità importante in LBA. 416 punti, 207 rimbalzi e 91 assist in 35 presenze tra campionato e Coppa Italia: questi i numeri di Chappell con l’allora maglia della Red October Cantù (11.9 punti, 5.9 rimbalzi e 2.6 assist). Questi, invece, i numeri canturini di Udanoh tra campionato e qualificazioni alla FIBA Champions League: 260 punti e 193 rimbalzi in 22 partite, chiuse quasi sempre in doppia doppia (11.8 punti e 8.8 rimbalzi di media), oltre ai tantissimi assist per un lungo (3.9 di media). Domani, però, i due dovranno vedersela con una S.Bernardo agguerrita almeno quanto loro, desiderosa di riscattare la sconfitta interna con Reggio Emilia maturata nel turno precedente, il terzo di LBA. Contrariamente a Chappell, che lo scorso anno con la maglia di Brindisi sfidò Cantù in due occasioni, per Udanoh sarà la prima partita da ex.

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Qui Venezia

Se l’Acqua S.Bernardo è determinata a riscattare la recente sconfitta con la Reggiana, l’Umana Reyer – reduce da quattro sconfitte consecutive tra campionato ed EuroCup – lo è sicuramente ancor di più. Considerando anche la Supercoppa Italiana di Bari, gli stop di Venezia salgono a quota cinque. Cinque in sette incontri ufficiali. Numeri che certificano il peggior avvio degli orogranata dal ritorno in Serie A (2011-’12) e che collidono con quelli della passata stagione, quando la formazione allenata da coach Walter De Raffaele inanellò sette successi in altrettante partite. È evidente, dunque, che la Reyer non stia attraversando un buon momento, tuttavia i campioni d’Italia in carica sono forti di un fattore su cui poche altre squadre possono fare affidamento: la continuità. Sono ben dieci, infatti, i reduci dal tricolore vinto la scorsa annata, quasi l’intera squadra. Il gruppo, dunque, si conosce alla perfezione e la ripresa dovrebbe essere ancor più semplice per una formazione che conta ben sei giocatori in rosa per la terza stagione consecutiva, di cui due (capitan Michael Bramos e Stefano Tonut) addirittura alla quinta
in fila. E a questi sei bisogna aggiungere Julyan Stone che, seppur intervallate da esperienze in Turchia e Stati Uniti, è arrivato a disputare il quarto anno in maglia
orogranata.

Qui Cantù

A proposito di ex, oltre a Chappell e Udanoh figura anche il nome di Alessandro Simioni, che tra le fila canturine è l’unico ad aver indossato in passato la maglia della Reyer. Il “centrone” cresciuto a Cittadella, nel padovano, ha fatto parte delle giovanili a Venezia, con cui è riuscito anche, all’età di 17 anni, a esordire nel massimo campionato italiano. Simioni, che con la Reyer raggiunse a livello giovanile una finale scudetto U20 (persa nel 2016 proprio contro Cantù), si ritroverà di fronte a quel Walter De Raffaele che in laguna conobbe prima come assistente di Carlo Recalcati e, successivamente, come capo allenatore, dove riuscì nell’impresa di vincere due scudetti e una FIBA Europe Cup.

Il quintetto avversario

In cabina di regia, salvo sorprese, coach De Raffaele dovrebbe puntare ancora su Andrea De Nicolao, playmaker padovano classe 1991, nominato vicecapitano in estate. A meno cinque dal traguardo delle 300 presenze in LBA, nel massimo campionato italiano De Nicolao ha indossato, oltre a quella di Venezia, anche le maglie di Benetton Treviso, Varese e Reggio Emilia. In carriera ha fatto registrare oltre 1300 punti e quasi 700 assist in Serie A. Eccezion fatta per la gara di esordio con Trieste di campionato, nelle successive quattro partite è sempre stato schierato titolare. Nello spot di guardia spicca un altro giocatore italiano: Stefano Tonut, 26 anni tra meno di un mese, nato a Cantù mentre papà Alberto giocava nell’allora Shampoo Clear Cantù. In laguna dal 2015, Tonut figlio ha prodotto finora, nelle prime tre giornate di campionato, 11 punti di media con il 40% da oltre l’arco. Al suo fianco, a completare il reparto esterni, c’è l’americano naturalizzato
greco Michael Bramos, nuovo capitano della Reyer dopo aver ereditato l’incarico in estate da MarQuez Haynes. In orogranata dal 2015 proprio come Tonut, il 32enne del Michigan è un giocatore estremamente versatile, in grado di occupare entrambi i ruoli di ala, oltre che quello di guardia. È comunque un’ala principalmente, ma spesso – a seconda dell’avversaria o della situazione di gioco – coach De Raffaele ama schierare il suo senatore da “quattro”, sfruttando quintetti piccoli e veloci. Ha grande esperienza, maturata anche in Grecia con la prestigiosa maglia del Panathinaikos e con la Nazionale ellenica, con cui Bramos ha preso parte agli Europei del 2011 e del 2013. In questa stagione di LBA - a livello individuale - è partito col botto, realizzando 15 punti di media con oltre il 47% da tre. Sempre in questo avvio di stagione ha staccato i 1500 punti in campionato e le 160 presenze. Tiratore mortifero, il leader della Reyer è uno dei “cecchini” più pericolosi dell’intera lega, capace di segnare con rara disinvoltura i tiri più pesanti, esaltandosi nei finali di partita con grande personalità. L’ala forte titolare è il
31enne californiano Austin Daye, talento puro, tra i più luminosi del campionato. Figlio d’arte come Tonut (papà Darren vinse con Pesaro due scudetti e una Coppa Italia tra gli anni ’80 e ’90), la scorsa stagione Daye ha guidato Venezia allo scudetto grazie a prestazioni da campione assoluto che gli sono valse il premio di MVP della finale (15.6 punti e 5.6 rimbalzi di media contro Sassari, in un’emozionante serie al meglio delle sette partite). Prodotto di Gonzaga University, nel 2009 fu scelto dai Detroit Pistons alla 15esima chiamata del Draft NBA, lega in cui giocò per sei stagioni, vincendo nel 2014 un anello con i San Antonio Spurs e collezionando, in 293 presenze, oltre 1500 punti. A completare lo starting five veneto dovrebbe essere il pivot sloveno Gasper Vidmar, titolare nelle ultime due uscite contro Lokomotiv Kuban e Virtus Bologna. 32 anni compiuti il mese scorso, di Lubiana, Vidmar ha alle spalle ben sette stagioni in EuroLega, di cui 5 con il Fenerbahce. Per lui anche tanta esperienza in Nazionale, con una partecipazione ai Mondiali e tre agli Europei, di cui uno – l’ultimo – vinto nel 2017. Nel finale della scorsa postseason è stato decisivo per la vittoria finale quasi al pari di Daye, riuscendo – grazie alla sua stazza non comune – a limitare l’allora centro titolare della
Dinamo Sassari, Jack Cooley.

La panchina avversaria

Dalla panchina dovrebbe partire uno dei punti di riferimento dell’Umana Venezia, Julyan Stone, due volte campione d’Italia con De Raffaele e asso vincente quando conta. Playmaker atipico che sfiora i due metri di altezza, Stone è stato protagonista in entrambe le vittorie della Reyer, con prestazioni difensive da fuoriclasse e giocate che vanno ben oltre le statistiche. Giocatore esperto, totale, che in campo sa fare tutto: punti, rimbalzi, assist, ma la specialità della casa resta la difesa. Sempre dalla panchina si alza un altro giocatore molto forte nella metà campo difensiva, il già citato Chappell, 32 anni, capace – grazie alla sua fisicità e al suo temperamento - di spaziare dal ruolo di guardia tiratrice a quello di ala forte. Ruolo, quest’ultimo, ricoperto occasionalmente sia a Cantù che a Brindisi, ma in cui - nonostante i soli 191 centimetri – il “bulldog” di Cincinnati sa destreggiarsi piuttosto bene, difendendo con tenacia sui lunghi avversari. Giocatore estremamente duttile, dunque, come nel caso di Bramos. In dieci anni di carriera nei professionisti l’ex capitano canturino non ha mai fallito i playoff. Anche in Puglia si è confermato uomo squadra e leader, con un carisma secondo a nessuno. Lo scorso anno a Brindisi ha sfiorato i 13 punti di media, giusto per andare anche oltre alla versatilità e alla “garra”. Un altro esterno di grande esperienza è l’italo-argentino Ariel Filloy, play/guardia classe 1987 di Cordoba ma con 46 presenze in azzurro, le ultime maturate al recente Mondiale disputato in terra cinese. Dopo due stagioni ad Avellino è tornato in laguna, dove aveva vinto uno scudetto da protagonista a sorpresa. È alla decima stagione in LBA, dove ha raggiunto e superato il traguardo dei 1600 punti, oltre a 271 presenze. È un tiratore micidiale e metronomo, bravo a leggere il gioco in anticipo. È poi il turno di Ike Udanoh, sulla carta il primo cambio di Daye (anche se molto dipende dalle scelte di De Raffaele, che spesso preferisce giocare con quintetti piccoli). 30 anni, di Detroit, Udanoh è al secondo anno in Italia, dove per il momento ha fatto benissimo, a Cantù prima e ad Avellino poi. A tratti sa essere dominante: pochi lunghi del campionato italiano, infatti, hanno la sua stessa visione di gioco, oltre a un atletismo veramente notevole. Sotto canestro, inoltre, sa essere tremendamente agile, così come in campo aperto, in contropiede. Nonostante sia di fatto un centro “undersized”, la sua agilità gli permette di avere la meglio su molti altri pivot avversari. Il vero centro titolare sarebbe Mitchell Watt che, pur partendo dalla panchina in più frangenti, è dei lunghi di Venezia quello destinato a giocare più minuti. 30 anni a dicembre, dell’Arizona, Watt ha fatto lo stesso college di Wes Clark, l’Università di Buffalo. È senza dubbio uno dei centri più efficaci della LBA, poco da aggiungere. A completare il roster, se si esclude il 31enne ferrarese Valerio Mazzola (ala/centro fuori per infortunio), ci sono tre italiani: il veterano Bruno Cerella, l’emergente Francesco Pellegrino e il giovanissimo Davide Casarin, figlio del presidente dell’Umana Reyer, considerato il secondo miglior 2003 d’Italia alle spalle del solo Matteo Spagnolo, talento in forza al Real Madrid. Mentre l’oriundo Cerella è un esterno ormai noto, capace anche lui di giocare in tre ruoli differenti come Bramos e Chappell, per Pellegrino il discorso è differente. Il centro siciliano di 210 centimetri, classe ’91, ha passato gran parte della propria carriera in A2, assaggiando il massimo campionato italiano con Sassari nella stagione 2015-’16, raccogliendo solamente otto minuti complessivi. È praticamente un esordiente, dunque, anche se il suo ruolo dovrebbe rimane molto marginale, giusto per tamponare l’assenza di Mazzola, ai box dopo una
operazione al polso che lo terrà fuori ancora per un po’. A questi quattordici giocatori, oltre al discorso dei 12 a referto, bisogna aggiungerci il fatto che, secondo la quota stranieri, coach De Raffaele deve necessariamente fare un meno di uno straniero, lasciando a turno un americano in tribuna.

I precedenti

Pallacanestro Cantù e Reyer Venezia si sono sfidate in totale 85 volte. Nonostante l’ultimo trend di vittorie degli orogranata, i precedenti pendono ampiamente a favore dei brianzoli, avanti con 55 successi contro i 30 dei lagunari. In 42 partite disputate in terra veneta, Cantù è riuscita a imporsi quasi la metà delle volte, vincendo in trasferta in ben 20 occasioni. L’ultimo confronto al Palasport Taliercio di Mestre risale al 14 aprile scorso, 26esima giornata di LBA 2018-’19, quando in un avvincente partita durata quarantacinque minuti fu Venezia a conquistare i due punti, al termine di un overtime palpitante. 77 pari al 40’, poi il colpo di coda dei futuri campioni d’Italia che diede la vittoria a coach De Raffaele con un meritato 94 a 90 finale. Alla S.Bernardo non bastò la doppia doppia del top scorer del match, Davon Jefferson (oggi alla Virtus Roma), autore di 26 punti e 12 rimbalzi.

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