l'intervista

Cucciago incontra padre Bahjat: il racconto di una Siria in ginocchio

Un interessante dialogo, organizzato dal Centro Culturale Luigi Padovese, all’Oratorio Sant’Arialdo di Cucciago

Cucciago incontra padre Bahjat: il racconto di una Siria in ginocchio
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Padre Bahjat Karakach, nato e cresciuto ad Aleppo, dopo aver studiato e vissuto per diversi anni in Italia, nel 2022 è ritornato nella sua città natale, dove oggi è parroco, portando avanti la sua missione di assistenza umanitaria. Dopo aver celebrato la Santa Messa, la stessa sera di domenica 28 aprile si è aperto ai presenti in un interessante dialogo, organizzato dal Centro Culturale Luigi Padovese, all’Oratorio Sant’Arialdo di Cucciago. Lo abbiamo intervistato.

Qual è il messaggio che vuole portare ai giovani?

«Cerco di sensibilizzazione sulla questione siriana, spesso dimenticata dall’opinione pubblica, è una situazione rimasta irrisolta, perché, nonostante nel tempo sia rallentata, la guerra non è finita: cause e conseguenze del conflitto permangono, contribuendo alla situazione di miseria creatasi. Il 90% della popolazione si trova infatti sotto la soglia di povertà e le sanzioni economiche impediscono la rinascita del un paese. Non è possibile che la comunità internazionale non intervenga per negoziare una soluzione: questa condizione di stallo infonde disperazione ai siriani e li spinge ad emigrare alla ricerca di una vita migliore. Non si può continuare a chiudere gli occhi davanti all’ingiustizia di milioni di sfollati e rifugiati. Bisogna ricordarsi della Siria e rimanere informati, contestualizzando in modo più ampio la portata di ciò che sta avvenendo oggi in Medioriente. Ma il mio vuole anche essere un messaggio di fede e speranza, sentimenti che ci spronano ad avere forza e continuare ad operare il bene: ci vuole pazienza e lungimiranza, ma dobbiamo continuare».

Di fronte a tutta questa sofferenza, quali sono le cose positive a cui aggrapparsi?

«Dopo più di 10 anni di opere sociali per offrire cibo, cure mediche e un riparo alla popolazione, percepiamo che ad oggi la nostra missione sia di riuscire ad agire a livello culturale e psicologico: nonostante ci siano sempre nuove sfide, è rincuorante vedere come le condizioni umane ad Aleppo, rispetto ad altre città siriane, sia migliorata. Siamo riusciti a sfondare muri di diffidenza ed estremismi, creando amicizie e preparando la società ad una ripresa».

L'intervista integrale sul Giornale di Cantù da sabato 4 maggio 2024 in edicola
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