Nidi e scuole dell'infanzia paritarie, l'appello: "Indirizzate il Bonus Nido al sostegno dei costi fissi degli istituti"
La Federazione: "Questa situazione può compromettere la ripresa del servizio pubblico".
La Città di Como, come moltissimi altri Comuni della provincia, ha scelto di esonerare le famiglie con bambini che frequentano gli asili nido comunali dal pagamento della retta del mese di marzo dato che, per via dell'emergenza coronavirus, non possono frequentare le lezioni. Un'agevolazione che va incontro ai genitori in un momento di difficoltà economica.
Nidi e scuole dell'infanzia paritarie
Sono moltissime però le famiglie che, per scelta o perché non c'erano posti disponibili nelle strutture comunali, hanno ospitato all'inizio dell'anno scolastico per le paritarie: sono 8.782 i bambini che ogni giorno vengono accorti in provincia di Como. Qui la situazione economica è molto più complessa perché spesso per i gestori non è possibile annullare la rete a fronte delle spese che, anche senza bimbi in classe, devono fronteggiare.
"La Federazione Italiana Scuole Materne Fism Como, in rappresentanza delle 123 scuole dell’infanzia paritarie, 30 sezioni primavera per bambini in età 2/3 anni e 30 sezioni di asili nido e nidi integrati, richiama l’attenzione di sindaci ed amministratori pubblici del territorio comasco, perché pongano in atto la loro massima sensibilità verso i nostri enti e scuole dell’infanzia che stanno affrontando gravi difficoltà di gestione a seguito della pesante emergenza sanitaria dovuta a Covid-19, mediante concreti sostegni di intervento a favore delle famiglie, così come invita il Presidente di Regione Lombardia a decretare più adeguati aiuti finanziari rispetto gli attuali esigui finalizzati contributi regionali".
Sono le parole del presidente provinciale Fism di Como Claudio Bianchi, che fanno seguito a un comunicato sul tema di Fism Nazionale, l’organismo associativo e rappresentativo delle scuole dell’infanzia paritarie no profit di ispirazione cristiana.
La Federazione spiega: "Il messaggio del 1° aprile 2020 dell’INPS conferma che il Bonus Nido verrà rimborsato alle famiglie su presentazione delle fatture emesse dai servizi educativi. Certamente, nei mesi di marzo e aprile e, ovviamente, nell'eventuale prosieguo, in ragione della durata dell’emergenza, il servizio non ha potuto, non può e non potrà essere prestato. Data la situazione, la richiesta della FISM è di indirizzare i fondi del Bonus Nido, non spesi nel periodo di sospensione, al sostegno dei costi fissi che diversamente costituiranno un pesante carico per le istituzioni scolastiche ed educative per l’infanzia che li erogano".
E conclude: "Una situazione che può comprometterne la ripresa del servizio pubblico che assicurano, indebolendo, contemporaneamente, la presenza dei servizi educativi e delle scuole d’infanzia paritarie in vasti territori del Paese e l'intero ambito del sistema nazionale
integrato di educazione ed istruzione 0 - 6".
La risposta dell'assessore Piani
L'assessore regionale alla Famiglia, Genitorialità e Pari Opportunità Silvia Piani è intervenuta oggi per rispondere alla richiesta inviata.
"Si tratta di risorse legate al Fondo Sociale Europeo (FSE) - ha spiegato l'assessore regionale - destinate alle famiglie che non possono essere dirottate su misure diverse. Si confondono strumenti di supporto alla conciliazione con misure di sostegno alle imprese".
"Non ci sfugge - fa sapere Piani - che l'offerta dei gestori privati rappresenti una parte cospicua dei posti necessari alla cura dei piu' piccoli e che quindi la sopravvivenza dei nidi sia fondamentale per il nostro territorio e per le famiglie lombarde".
"Per questo - aggiunge l'assessore - sono in corso interlocuzioni delle Regioni con il Governo affinché venga dedicato un capitolo degli aiuti all'emergenza proprio a queste strutture, che costituiscono dei presidi fondamentali sia all'interno del tessuto sociale ed economico lombardo, sia per il prezioso supporto al welfare familiare nelle nostre comunita'. La proposta potrebbe essere quella di favorire il ristorno delle quote fisse di gestione che rischiano altrimenti, di far chiudere il 40% degli asili nido privati, come recentemente denunciato da Assonidi".