"Tre giorni nella vita" del comasco Baraldi arriva a Catania
Le storie di 41 personaggi noti e la lezione esemplare di Ines Figini, sopravvissuta al lager.
"Tre giorni nella vita", libro scritto dall'autore comasco Massimo Baraldi, racconta le storie di vita di 41 personaggi noti. E tra queste c'è anche la storia della comasca Ines Figini, deportata durante la Seconda guerra mondiale e sopravvissuta al lager. Un libro (Multimedia Edizioni), nei mesi scorsi presentato alla Fondazione Sozzani di Milano, che merita di essere gustato pagina dopo pagina.
"Tre giorni nella vita" al Catania Book Party
In primo piano in Sicilia, grazie al Catania Book Party, ci sono le parole messe sapidamente in fila nel libro di Baraldi. Catania Book Party, ideato dalla giornalista Valentina Carmen Chisari e dalle pedagogiste Maria Maugeri e Francesca Barcellona, sostenuto dall'assessorato alla Cultura del Comune etneo, promuove una serie di letture selezionate e condivise. E i "riflettori" hanno illuminato anche il sorprendente libro scritto da Massimo Baraldi, per la sua capacità di tratteggiare personaggi attraverso la narrazione di una giornata bella, una giornata così così e una giornata brutta. Esemplari, in tal senso, le pagine dedicate a Ines Figini. Pagine che emozionano nella descrizione del concetto di perdono, visto dall'esperienza di Ines: il suo giorno bello, appunto, è abbinato alla scoperta della capacità del perdono.
L'omaggio a Ines Figini
L'autore sottolinea il proprio ringraziamento al Catania Book Party, in particolare "a Grazia Scardaci per aver scelto il mio "Tre giorni nella vita" e il contributo di Ines Figini". Nel video che veicola la lettura del libro, la stessa Scardaci evidenzia quindi il giorno bello scelto da Ines Figini, la sua capacità di perdonare. Il perdono che, come si legge nel libro, arriva quando meno te lo aspetti e ti permette di ritrovare la gioia di vivere. Il "Non posso più odiare" della sopravvissuta al lager è lezione da mandare a memoria, monito inequivocabile. Perdonare per ritrovare serenità, per non lasciarsi inghiottire dalle tenebre dell'odio. Perdonare ma senza dimenticare ciò che è stato di inaudito e aberrante.