Due anni dalla morte di don Roberto Malgesini: Gravedona gli intitola la scuola
Sono passati due anni dall'assassinio che si consumò in piazza San Rocco a Como.
All'indomani del secondo anniversario della tragica morte di don Roberto Malgesini, la comunità di Gravedona e Uniti ha deciso di intitolare nel suo nome il locale istituto comprensivo. Una cerimonia molto partecipata: al fianco del sindaco di Gravedona Cesare Soldarelli, molti colleghi dei paesi limitrofi ma anche il presidente della Provincia di Como Fiorenzo Bongiasca, il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi, il consigliere regionale Angelo Orsenigo, tanti giovani con le loro famiglie. All'inaugurazione ha partecipato anche il neo cardinale Oscar Cantoni.
Due anni dalla morte di don Roberto Malgesini: Gravedona gli intitola la scuola
Il primo incarico pastorale quale vicario parrocchiale, da sacerdote novello consacrato presbitero il 13 giugno 1998, per don Roberto fu proprio a Gravedona. "Don Roberto – riflette il cardinale Cantoni – ha vissuto qui a Gravedona come vicario parrocchiale fin da subito con uno stile di semplicità e di amabilità, infondendo serenità e pace, tanto da entrare immediatamente nel cuore di ciascuno di voi, che lo ricordate ancora con tanto affetto, a due anni dalla sua tragica scomparsa, il 15 settembre".
Il versetto 36 del Salmo 17 recita: la tua bontà mi ha fatto crescere. "Don Roberto – dichiara ancora il Vescovo di Como – ha tradotto questa espressione della Sacra Scrittura nella sua vita da educatore. Un educatore è credibile non tanto per quello che dice, che sottolinea, che raccomanda, piuttosto per il suo stile di vita, per il modo con cui si rapporta con le persone, accompagnandole dentro la loro situazione e per le scelte personali che lo qualificano. Don Roberto si è distinto per l’amorevolezza con cui si presentava, per l’immediatezza nell'incontro con i ragazzi e gli adulti, tanto da generare una comune accoglienza, una adesione positiva e piena di fiducia alla sua persona. Ha insegnato facendo, per il modo tipico con cui egli si presentava, così da risultare credibile con quello che diceva, proprio come frutto dello stile della sua presenza e per la ricchezza della sua umanità".
La tua bontà mi ha fatto crescere: "espressione – riprende il cardinale – che dice come un educatore si prende cura degli altri non mediante un rapporto generico, esteso indistintamente a tutti, ma con una attenzione particolare al singolo, alla sua storia particolare, alla sua situazione personale. Ne risulta una formazione non solo intellettuale, ma globale, che cura cioè tutte le dimensioni della persona, a partire dalla affettività di ciascuno. Si comprende non solo con l'intelligenza, ma prima ancora e più intensamente con il cuore, il lato più profondo della nostra personalità. Noi siamo, noi facciamo ciò che amiamo. Noi accogliamo e assumiamo ciò che riceviamo da coloro che ci amano, noi acconsentiamo a ciò che ci viene proposto da coloro dai quali siamo amati e di cui ci fidiamo. La tua bontà mi ha fatto crescere".
L'educatore, dunque, "non è un funzionario – ribadisce il Vescovo –, ma un testimone che propone ciò che vive, che insegna ciò che fermamente crede. Attraverso don Roberto è certamente emersa, con nitidezza, la figura di Gesù Cristo come il vero formatore, che con la sua vicinanza e amorevolezza ha saputo plasmare la personalità dei suoi discepoli e continua a farlo anche ai discepoli di oggi, infondendo con il suo Spirito Santo bontà unita a sapienza, per una vita bella e solidale con tutti. Ecco l'eredità di don Roberto – è la conclusione del cardinale Cantoni –, ecco perché lo amiamo fino a dedicargli a futura memoria questa casa di formazione, con la presenza di insegnati educatori, a cui auguro di imitare la testimonianza viva di don Roberto".
Foto: Facebook/Angelo Orsenigo