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Case di riposo, la furia dei sindacati contro Ats Insubria: "Basta, la morte per Covid di un anziano non può essere la normalità"

Secondo Cgil, Cisl e Uil nelle Rsa sono arrivati tamponi e dispositivi di sicurezza insufficienti.

Case di riposo, la furia dei sindacati contro Ats Insubria: "Basta, la morte per Covid di un anziano non può essere la normalità"
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Cgil, Cisl e Uil vanno all'attacco di Ats Insubria per la gestione dell'emergenza Covid-19, soprattutto nelle Rsa del territorio.

Case di riposo, la furia dei sindacati contro Ats Insubria

Il comunicato stampa inviato la scorsa settimana dalla direzione di Ats Insubria ha creato moltissimi dubbi sulla gestione dell'emergenza. Alla base dell'attacco soprattutto la parte in cui l'Agenzia spiegava che "Ats ha provveduto, a supporto delle Rsa del territorio,  alla  distribuzione di Dispositivi di Protezione Individuale: sono stati distribuiti ad oggi 59.394 DPI di cui 29.878 alle strutture della provincia di Como e  29.516 a quelle della provincia di Varese. Da una ricognizione effettuata da Ats, su 10068 ospiti in struttura, sono deceduti in ospedale o in struttura 30 soggetti, pari allo 0,3%".

Cgil, Cisl e Uil quindi sottolineano: "Le organizzazioni sindacali, con documenti di vario tenore ed indirizzate a tutti i soggetti istituzionali, denunciano, da oltre un mese, il rischio di esplosione del contagio da Covid-19 nelle strutture residenziali per anziani e disabili. Note alla Prefettura di Como e Varese, note all’Ats Insubria, richieste da parte delle segreterie regionali all’assessorato al Welfare della Regione Lombardia, continue sollecitazioni da parte dei sindacati dei pensionati".

E proseguono: "Oggi la situazione nelle Rsa del territorio comasco è drammatica, ben oltre il livello di tolleranza fisiologica del contagio, lontanissima dalla descrizione che ne fa Ats Insubria. Basti pensare che 415 tamponi (citati da Ats come resi disponibili per la provincia di Como, Ndr) non riuscirebbero a coprire neppure l’intera popolazione di una struttura cittadina, se consideriamo la sommatoria di ospiti e operatori. I dispositivi forniti continuano ad essere insufficienti (il numero di 29.878 va rapportato alla deperibilità quotidiana degli stessi e deve essere differenziato per tipologia di presidio). Il numero di decessi è inverosimile, basti pensare, citando due strutture del territorio, che le sole Croce di Malta di Canzo e  Borletti di Arosio, sommate, hanno segnalato un numero di morti superiori a 30 con sintomatologie compatibili al Covid-19".

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Ecco cosa chiedono i sindacati: servono le protezioni ospedaliere

Alla luce di quanto sopra le scriventi organizzazioni sindacali ritengono che sia ormai giunto il momento della responsabilità. È ora di dire basta. Non possiamo accettare che la morte per Covid-19 sia un evento normale nella vita di un ospite anziano di una Rsa.

Non possiamo accettare che il personale delle residenze sia quotidianamente esposto al contagio, carente dei dispositivi specifici, oltretutto mancante della dovuta formazione. Ci viene risposto che ogni ospite dovrebbe essere trattato, in via preventiva, come possibile fonte di contagio. Chi conosce minimamente la realtà socio assistenziale sa che la distanza sociale con l’anziano o il disabile, nella pratica dell’igiene quotidiana non può essere rispettata. Servono  quindi le stesse protezioni del personale ospedaliero.

Intercettare con tempestività il soggetto positivo Covid-19, prenderlo in carico come tale, isolarlo dagli altri ospiti per evitare la diffusione del contagio, assisterlo farmacologicamente è la base per ridurre il rischio clinico per lo stesso e per tutti gli ospiti delle singole strutture.

È quindi necessario mettere in atto tutte le azioni per diagnosticare tempestivamente i soggetti contagiati dal Coronavirus, e per fare ciò è fondamentale rafforzare e potenziare la rete dei Laboratori Analisi che sono in grado di fare lo screening da tampone per la diagnosi del Covid-19. Non comprendiamo perché Ats Insubria e Asst non abbiano ancora attivato il laboratorio analisi del presidio ospedaliero di San Fermo della Battaglia ad effettuare lo screening.

L’effettuazione del tampone su anziani sintomatici, chiesto a gran voce dai sindaci e dai direttori sanitari, avviene troppo tardi (quando avviene) a contagio ormai diffuso. Contiamo purtroppo centinaia di operatori malati con sintomatologia Covid-19 privi di verifica.

Anche  a nome delle nostre categorie del pubblico impiego, dei pensionati, dei Servizi alla persona e del Commercio, sollecitiamo  ancora una volta, tamponi a tappeto per tutti, ospiti e operatori (compreso personale degli appalti di cucine e pulizie spesso dimenticato ed invisibile) ed a svolgere quella sorveglianza sanitaria assente dal territorio.

È evidente che andranno individuate le responsabilità per tutto quanto avvenuto da parte della magistratura.

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