Missione umanitaria a Odessa e Kherson tra la gente che in Ucraina resiste ai continui bombardamenti
I volontari di “Frontiere di Pace” consegnano 13 tonnellate di aiuti e raccolgono le testimonianze di chi invoca giustizia.
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Missione umanitaria da Villa Guardia alle città ucraine di Odessa e Kherson, sotto i continui attacchi dell’esercito russo.
La missione di “Frontiere di Pace”
Il lungo viaggio di cinque volontari di “Frontiere di Pace” fino a Lviv, 1.700 chilometri attraversando il confine tra Italia e Austria, poi Repubblica Ceca e Polonia. Quindi, domenica 16 febbraio, accompagnati da padre Ihor Boyko, rettore del seminario dello Spirito Santo di Lviv, Giambattista Mosa, Carmelo Pellicanó, Laura Pini, Luca Trippetti e chi scrive qui, hanno iniziato la tappa scendendo al sud, a Odessa, per incontrare la comunità greco cattolica del vescovo Mykhaylo Bubniy. Odessa, grande città con più di un milione di persone, colpita ancora una volta un paio di settimane fa: edifici commerciali distrutti, attacco che ha causato nove vittime.
Guerra e speranza
La testimonianza preziosa del vescovo racconta di come la gente sia stanca della guerra ma anche resistente nella speranza e nella fede. Alla domanda su cosa significhi avere paura, la risposta è stata immediata ed esplicita: “Paura? Abbiamo speranza, perché ogni giorno Dio fa miracoli. Ogni giorno nuovo è un giorno in più”. La paura non ha origine nella costanza delle aggressioni militari ma guarda al futuro: al rischio che la libertà e un processo di vera giustizia vengano sacrificati sull’altare di accordi internazionali che escludano l’Ucraina.
Kherson, tra palazzi fantasma e sequenze di colpi
Chi resiste, nella città di Kherson - dove i volontari sono arrivati lunedì 17 febbraio - offre una testimonianza eccezionale. Come i monaci basiliani che hanno scelto di rimanere al loro posto: il monastero di San Volodymir il Grande. Una struttura che instancabilmente aiuta la popolazione costretta a vivere un presente dì privazioni e precarietà. I colpi dell’esercito russo, che occupa una parte della città, al di là del fiume Dnipro, sono insistenti ogni mattina. Nel tardo pomeriggio di lunedì 17 febbraio i volontari e i monaci, più alcuni volontari ucraini, hanno scaricato il bilico di aiuti umanitari inviato da “Frontiere di Pace”: 13.000 chilogrammi di generi di prima necessità, raccolti grazie alla generosità di una miriade di benefattori sul territorio comasco e non solo.
Città spopolata dalla guerra
Kherson, prima dell’invasione su larga scala, contava 470.000 abitanti. Ora, invece, il numero si è ridotto a circa 40.000 persone. Chi ha potuto fuggire, lo ha fatto per mettere al sicuro la sua famiglia. Chi è rimasto, sopravvive: attendendo aiuti e sperando nella fine della guerra.