Operazione Baby gang nel Comasco: 17 misure cautelari emesse dal Tribunale VIDEO

Le attività sono state condotte dalla Polizia di Stato e dall'Arma dei Carabinieri.

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La Squadra Mobile della Questura e la Compagnia Carabinieri di Como hanno portato a termine l'operazione denominata Baby gang nel Comasco.

Operazione Baby gang nel Comasco: 17 misure cautelari

Sono state emesse 17 misure cautelari dal Tribunale dei Minorenni di Milano nei confronti di 17 componenti di una baby gang che operava tra Como e la Provincia. I reati contestati sono: furto, rapina, danneggiamento, ricettazione, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Le attività sono state condotte dalla Polizia di Stato e dall'Arma dei Carabinieri.

Si tratta di giovanissimi di età compresa tra i 14 e 17  anni (quattro di 14 anni, cinque di 15 anni, quattro di 16 anni, due di 17 anni e un 18enne che al momento dei fatti non era ancora maggiorenne. Insieme a loro anche un 13enne di origine straniera che la famiglia aveva fatto rientrare in patria). La maggior parte dei ragazzi è di Como, altri arrivano da Cantù, Lipomo, Cernobbio e Montano Lucino. In particolare, è stata disposta l’applicazione della custodia in carcere per 5 minorenni, del collocamento in comunità per altri 7 minorenni e, infine, della permanenza in casa per ulteriori 5. A questi ragazzi sono stati contestati circa una quarantina di delitti, consumati o tentati, contro il patrimonio; nello specifico 10 rapine, un’estorsione, 17 furti aggravati e 5 ricettazioni, ma anche contro la persona (resistenza a pubblico ufficiale e lesioni), commessi a Como e dintorni nel periodo tra luglio e ottobre 2018.

Un vero e proprio fenomeno di micro-criminalità

L’elemento di connessione tra tutti gli episodi scoperti e analizzati dalle forze dell'ordine è rappresentato dal fatto che gli indagati hanno dato vita a un vero e proprio fenomeno di micro-criminalità diffuso ormai da qualche mese nel territorio del Comasco, con una pericolosa escalation nella gravità delle condotte antisociali, alimentata dal diffuso senso di impunità di questi giovani, e con un’espansione del bacino di raccolta della banda che ha coinvolto via via un numero sempre maggiore di aderenti. Il motivo? Erano attratti dalla prospettiva di conquistarsi un “prestigio sociale” nei confronti dei coetanei, oltre che un ruolo di supremazia nel gruppo dei pari.

Le cause sono complesse, di natura tanto sociale che familiare e personale: i minori in questione provengono per lo più da contesti familiari problematici, caratterizzati dall’assenza di validi e adeguati modelli educativi di riferimento, con un percorso evolutivo contrassegnato da disinvestimento scolastico e condotta irregolare.

L’adozione nei loro confronti di una misura limitativa della libertà personale (con le opportune graduazioni individualizzate) è stata valutata come momento estremo e necessario in un’ottica di prevenzione della commissione di ulteriori reati, nonché come l’avvio di un percorso di responsabilizzazione, fornendo a questi giovani l’esperienza delle conseguenze della violazione della legge, in una prospettiva – che è quella specifica della Giustizia minorile – di rieducazione e di recupero sociale per ciascuno di loro.

L'escalation di violenza

Hanno iniziato colpendo diversi esercizi commerciali. Entravano in negozio in gruppi di 10-15 persone e creavano confusione. A quel punto il negoziante "di turno" non riusciva a fermarli e a volte nemmeno si accorgeva che i ragazzi stavano sottraendo generi alimentari o capi d'abbigliamento. Nel momento in cui venivano fermati dalla Polizia o i Carabinieri non dimostravano alcun timore e anzi minacciavano di morte gli agenti e li aggredivano anche con sputi in faccia. I genitori, avvisati di quanto stava succedendo, rispondevano che si trattava di bravate.

Ci sono stati episodi di ragazzini bullizzati e rapinati, ovviamente terrorizzati per la situazione (IL RACCONTO DI UN EPISODIO). In un altro caso, a settembre, un'altra rapina ai danni di un coetaneo a cui è stato rubato il marsupio dopo varie minacce. I furti avvenivano su autobus, nei parcheggi dei supermercati oppure nelle vie del centro di Como, in particolare nella zona dei portici. Attribuita alla baby gang, composta da soli maschi, anche due episodi di furti in box e cantine (QUI L'EPISODIO) e la devastazione di una casa (ECCO COS'ERA SUCCESSO). Ad ottobre ci sono stati i primi arresti che hanno colpito i capi branco. Infatti da ottobre in poi la situazione si è calmata. In totale sono ben 38 gli episodi contestati. I periodi peggiori sono stati dal 23 agosto al 1 settembre con 10 episodi contestati e dal 3 ottobre al 23 con 11 episodi. Si muovevano utilizzando autobus, motorini oppure biciclette rubate.

Il lavoro delle Forze dell'ordine

Fondamentale è stato l'utilizzo dei sistemi di videosorveglianza per arrivare al riconoscimento dei ragazzi. Un aiuto importante è arrivato anche dai social network dove erano presenti le foto dei ragazzi che poi sono stati riconosciuti dalle vittime. Come sottolineato durante la conferenza stampa il lavoro delle Forze dell'ordine è stato in completa sinergia con scambio di informazioni tra Polizia e Carabinieri e le denunce che sono finite sul tavolo di un unico Pm. Grazie a questo spirito di collaborazione le indagini hanno portato all'emissione delle custodie cautelari.

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Le parole del Questore

Giuseppe De Angelis, Questore di Como, ha spiegato: "I fatti erano caratterizzati da una gravità crescente e i soggetti dimostravano una capacità delinquenziale sempre crescente. Minacciavano costantemente i nostri operatori, dimostrando un disprezzo verso le istituzioni senza precedenti. Non avremmo ottenuto il risultato di oggi senza non avessimo unito le nostre forze".

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