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Pendolari comaschi al tempo del Coronavirus: guanti, maschere e treni in orario FOTO

Alcuni prendono precauzioni, malgrado non siano stati accertati casi comaschi di contagiati, ma un po' tutti si godono treni vuoti e puntuali.

Pendolari comaschi al tempo del Coronavirus: guanti, maschere e treni in orario FOTO
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Terzo giorno con l'ordinanza regionale per il Coronavirus in vigore. Vi raccontiamo come affrontano i pendolari comaschi queste giornate.

Pendolari comaschi al tempo del Coronavirus

Niente auto questa mattina, mercoledì 26 febbraio 2020, malgrado per la prima volta da mesi le strade alla mattina siano libere e trovare parcheggio a Como sia quasi uno scherzo per chi quotidianamente si trasforma in Indiana Jones alla ricerca del parcheggio perduto.

La necessità mi porta in stazione a Lomazzo, a pochi passi a piedi da casa. Negozi chiusi in centro, solo qualche bar serve il caffè. Mi sorprende il cartello del negozio di sartoria a gestione orientale che ha aperto poco meno di un anno fa: sono chiusi per qualche giorno. Li avevo sempre visti aperti.

Arrivo in stazione con una decina di minuti di anticipo rispetto all'orario del treno delle 8.14 che mi porterà a Como. Praticamente nessuno in biglietteria, malgrado sia fine mese e i pendolari solitamente in questi giorni comincino ad affollarsi per rinnovare l'abbonamento. Acquistato il biglietto dall'operatrice "protetta" dal vetro, mi avvio al binario.

Stazione di Lomazzo

Proprio in quel momento sta ripartendo il treno che, arrivato da Como, sta procedendo verso Milano. Ci sono salita per anni prima per studio poi per lavoro; spesso, per la quantità di gente presente durante l'inverno, non si riusciva a respirare, uno accanto all'altro, con i vetri appannati dal calore dell'alito. Stamattina c'erano perfino posti a sedere vuoti e su di essi si intravvedeva qualche passeggero previdente munito di mascherina.

Trenord, dopo la prima giornata con l'ordinanza regionale per l'emergenza Coronavirus in vigore, l'aveva detto: era stata rilevata un’affluenza di passeggeri pari al 40% di quella ordinaria. Con scuole e università chiuse e molte aziende che hanno preferito il telelavoro non c'è da sorprendersi.

Ma torniamo al mio viaggio. Sulle banchine non c'è praticamente nessuno, ma è presto. A pochi minuti dall'arrivo del treno si comincia ad avvicinare la gente: nulla a che vedere con il solito, poco più di qualche decina di persone. Mi colpisce una signora incappottata, malgrado non faccia particolarmente freddo per il periodo; ha una corposa sciarpa che le copre il volto e si guarda in giro con occhi spauriti. Poi finalmente sento i freni del treno che annunciano il suo arrivo.

Non c'è ressa alle porte, né a scendere né a salire. Tutti si tengono a distanza, quando nella quotidianità si fa a spintoni per salire per primi e accaparrarsi l'ultimo posto a sedere. Salgo e mi accomodo. Partito il treno mi accomodo. Un gran silenzio, si sentono solo due ragazzi stranieri parlare in una lingua che non capisco. Tutti al cellulare e ci scommetterei una cospicua somma: stanno leggendo gli ultimi aggiornamenti sul Coronavirus. La conferma mi arriva mentre mi sposto in un altro vagone: noto il sito di un'agenzia di stampa sullo schermo dello smartphone di un ragazzo.

Proprio in quel momento è qualcos'altro ad attirare la mia attenzione, una signora in piedi vicino ad una delle porte del treno. Sta in disparte, attaccata ad uno dei maniglioni. La sua mano però è azzurra, indossa guanti monouso, di quelli che ho visto solo in ospedale. Prima stranezza di giornata.

La corsa prosegue, Camerlata. Mancano poche fermate. Mi alzo e mi avvio verso la testa del treno per essere più vicina all'uscita della stazione una volta che arriverò a Como Lago. C'è più gente ma niente assembramenti. La parola preferita delle istituzioni in questi giorni. Non l'avevo mai sentita così tante volte come da quando è scoppiata l'emergenza.

Assorta nei miei pensieri mi riporta alla realtà la seconda stranezza di giornata. In attesa della prossima fermata, proprio davanti alla porta, c'è un ragazzo. Dalla postura ci si accorge che non vede l'ora di scendere. Guarda spesso l'orologio, forse è in ritardo. Poi si volta e mi sembra di essere finita nell'ultimo Batman: ha una grande maschera nera a coprirgli la bocca. Altro che mascherine chirurgiche andate a ruba nelle farmacie. Quella l'ha rubata a Bane.

Il tempo di questo pensiero ed è già tempo di scendere. Il treno, in perfetto orario, mi ha portata a Como. La gente scende in fretta e si avvia a cominciare un'altra strana giornata ai tempi del Coronavirus.

L'arrivo alla stazione Como Nord Lago

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Stephanie Barone

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