L'intervista

Pierre Bolchini, positivo al Covid come il papà: "Stiamo bene, tifosi fantastici, mi hanno scritto in tantissimi"

Il giovanissimo portiere del Como 1907 ci ha raccontato come ha scoperto la sua positività al virus essendo asintomatico e come ha vissuto questo periodo.

Pierre Bolchini, positivo al Covid come il papà: "Stiamo bene, tifosi fantastici, mi hanno scritto in tantissimi"
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Dopo l'annuncio, fatto alcuni giorni fa dal Como 1907, relativo alla positività al coronavirus di Pierre Bolchini, abbiamo intervistato il giovanissimo portiere - soli 21 anni - che ci ha raccontato come ha scoperto di essere stato contagiato dal virus, dato che è completamente asintomatico, e come sta trascorrendo questo periodo di stop. Ci ha raccontato anche il suo bellissimo rapporto con Como e i tifosi.

Pierre Bolchini, il portiere del Como positivo al Covid

Pierre è asintomatico, sta bene ed è in quarantena a casa dal 10 marzo 2020. "Non mi sono reso conto di essere positivo; ho fatto il tampone dal momento che mio papà lo ha contratto e sfortunatamente a differenza mia lo ha contratto in maniera più forte. L'Ats ha deciso di fare il tampone a tutto il nucleo familiare per tranquillità" afferma il portiere.

"Non presentavo nessun sintomo, quindi se non avessi fatto il test non avrei mai saputo di aver contratto il virus. Questo è un po' il grande problema perché chi non fa il tampone ed è asintomatico, non può saperlo e quindi potenzialmente può uscire" continua Pierre.

La famiglia e le reazioni

Il resto della famiglia fortunatamente non risulta positivo al Covid-19 e il papà di Pierre alcuni giorni fa ha saputo che il secondo tampone effettuato è negativo, risultando così guarito dal virus.

Come avete vissuto la positività di tuo papà e tu come hai reagito alla tua?

"Entrambi i miei genitori lavorano in ambito sanitario quindi sapevamo che la possibilità c'era, augurandoci ovviamente di no. Mio papà lo abbiamo preso in anticipo e la fortuna è stata che nel corso della malattia non ha presentato complicazioni. L'abbiamo vissuta con grande attenzione perché bisogna prestare attenzione a tutto. Nel percorso attimi di sconforto ci sono stati; è difficile affrontare questa situazione perché assistere una persona affetta richiede molto lavoro e attenzione".

E tu come hai reagito alla tua positività?

"Io all'inizio non credevo di poter essere positivo poi ho ragionato sul fatto che fortunatamente è una forma leggera e tecnicamente in futuro dovrei avere gli anticorpi legati al virus. Ho quindi cercato di prenderla nel miglior modo possibile, sapendo che comunque nella situazione negativa poi ci sarà una situazione positiva".

Tuo papà ha fatto il tampone di verifica, mentre per te quando sarà?

"Tutti i giorni ricevo le telefonate dal Sist per verificare temperatura, saturazione e se ho sintomi particolari. Saranno loro a dirmi quando fare un tampone di verifica, anche perché se il tampone dovesse risultare positivo ci sarebbe una quarantena ulteriore. Allungare i tempi di verifica credo mi darebbe più probabilità di debellare definitivamente il virus e arrivare negativo al test".

La quarantena e gli allenamenti

Pierre Bolchini si trova in isolamento a casa sua dal 10 marzo. Gli abbiamo chiesto come ha trascorso questa quarantena, al di là della positività sua e del padre.

"Ho la fortuna di avere un giardino molto grande e non ho avuto problemi di spazi sia per l'allenamento sia per la mia salute mentale (ride, ndr). Sono riuscito ad allenarmi ugualmente e ho fatto anche tante altre cose; ho fatto giardinaggio e del bricolage, ho letto e studiato. Sono riuscito a far fruttare questa quarantena nel modo più proficuo possibile, per quanto fosse possibile ovviamente. Nella situazione paradossale e difficile da gestire, sono riuscito a cavarmela bene."

Cosa hai imparato da questo periodo di stop e cosa ti ha lasciato questo momento difficile per tutti?

"Questa situazione mi ha fatto capire tante cose. Il fatto di fermarmi all'inizio mi è sembrato strano perché la quotidianità manca presto. Dopo i primi giorni è stato un po' complicato perché inizi a chiederti cosa puoi fare. Quello che ho capito durante la quarantena è che nulla è scontato che può sembrare banale ma non lo è. Da un giorno all'altro siamo stati giustamente privati della nostra libertà per tutelare la nostra salute ma davamo per scontato molte cose. Quando poi ti mancano certe cose, capisci il loro valore".

Come si allena un portiere in quarantena? 

"Quando ancora si poteva uscire sono andato al campo vicino casa per prendere degli attrezzi per essere protetto in caso di lockdown come poi è avvenuto. Grazie al giardino, ho sfruttato al massimo mio fratello, che è stato estremamente paziente e tra l'altro gioca a pallavolo quindi uno sport totalmente diverso. Con poco ci si riesce ad allenare anche bene. Tutti i lavori consigliati da parte della società sono stati molto utili. Siamo monitorati dallo staff che non ci fa mancare davvero nulla e ci sta coccolando".

Il Calcio Como e gli studi

Pierre Bolchini è arrivato al Calcio Como nel 2019, dopo aver giocato nel Novara. Si è avvicinato al mondo del calcio e soprattutto al ruolo del portiere grazie al padre, che prima di lui aveva intrapreso questa carriera. "Questo fatto mi ha sempre intrigato; nel paese i signori al bar mi parlavano di mio papà come portiere" afferma Pierre.

Come ti trovi con i compagni e i tifosi?

"Io sono arrivato a Como e ho trovato un gruppo splendido con i ragazzi disposti ad aiutarmi, scherzoso quando c'è bisogno di alleggerire ma allo stesso tempo serio e dedito al lavoro. Spero di poter continuare qui perché è un luogo davvero formativo. I tifosi sono fantastici e mi hanno scritto in tantissimi. Significa che c'è un attaccamento alla squadra. Sono rimasto molto colpito quella volta che contro il Monza, ho sentito l'urlo dei tifosi. Erano tantissimi ed è stato emozionante".

Di recente, il tuo collega Gabrielloni si è laureato in economia; anche tu studi?

"Si, ho frequentato fino a quest'anno la facoltà di Economia ma devo essere sincero non è molto il mio indirizzo. Sto valutando anche altre possibilità e potendo scegliere mi indirizzerei più verso qualcosa di umanistico. Diciamo che lascio l'economia ad Alessandro. Credo sia fondamentale - ed è uno degli insegnamenti che la mia famiglia mi ha dato - tenersi aperti a più strade, nutrendo corpo e mente perché le cose vanno di pari passo. In più la Società tiene molto che ci siano ragazzi che riescano a fare entrambe le cose".

Intervista a cura di Camilla Frigerio

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