Thomas, aggredito dal branco a Inverigo per i suoi capelli rosa. Arcigay: "Fatto inaccettabile, serve la legge sull'omolesbotransfobia"
In quindici l'hanno aggredito, prima con epiteti sessisti e poi con dei sassi.
Thomas, aggredito dal branco a Inverigo per i suoi capelli rosa. Arcigay: "Fatto inaccettabile, serve la legge sull'omolesbotransfobia".
Thomas, aggredito dal branco a Inverigo per i suoi capelli rosa
La denuncia di un episodio gravissimo arriva dall'associazione Arcigay di Como, costituita non molti mesi fa e guidata dal presidente Stefano Marinetti. L'associazione infatti parla della "denuncia di Thomas, coraggioso ragazzo gay di Inverigo il quale, passeggiando sulla pubblica via, sarebbe stato oggetto delle attenzioni del branco". Si giovane è stato "offeso, dapprima, con epiteti omofobi e, poi, addirittura preso a sassate - spiegano - L’aggressione, in perfetto stile predatorio, sarebbe stata compiuta da una quindicina di ragazzi a causa dei capelli rosa di Thomas; prova, evidentemente dirimente, di una omosessualità ai loro occhi intollerabile, degna dell’ingiuria e delle sassate".
"I fatti denunciati sono inaccettabili, gravi, ed attestano un crescendo di aggressività omofobica preoccupante nel territorio della Provincia di Como - commentano da Arcigay di Como - Suona dunque il campanello d’allarme, perché ciò che Thomas ha subito è un inquietante segnale dell’abbandono e dell’intolleranza che, sempre più, mostrano il loro volto violento; un’espressione vivida di una certa trascuranza, più che ventennale, della società italiana nei confronti delle minoranze, del diverso".
"Oggi più che mai, i fatti di Inverigo fanno balzare all’occhio la necessità improrogabile di una legge atta contrastare la violenza e l’odio omolesbobitransfobici; fenomeni in cui sempre più vittime, per il solo fatto di vivere alla luce del sole la propria diversità nelle forme identitarie più diverse, si trovano a contatto con una realtà incapace di comprendere – e dunque accettare – un cambiamento irreversibile in atto da tempo. Se in Italia il DDL Zan fosse legge, un episodio simile non sarebbe, forse, accaduto e avremmo potuto risparmiare a Thomas lo stigma, la violenza e la paura di uscire di casa. La vicenda assume tinte ancor più fosche, se si pensa che, a detta del ragazzo, le Forze dell’Ordine avrebbero sconsigliato una denuncia formale perché ciò non avrebbe avuto alcun seguito".
"Quanto raccontato contiene indubbiamente indizi ed elementi di reato a sufficienza per aprire un’inchiesta che, ai sensi dell’obbligatorietà dell’azione penale, non può essere lasciata cadere nel nulla; pena il “graziare” – per l’ennesima volta – una violenza divenuta ormai oggettivamente intollerabile. Arcigay Como appoggia il coraggio di Thomas, si stringe attorno a lui in questo difficile momento e lo sosterrà in quanto vorrà intraprendere per la giusta tutela dei propri diritti".