Un salto nella storia

110 anni fa nasceva a Como Giorgio Perlasca, il "Giusto fra le Nazioni"

L’uomo - da solo - tra il 1944 e il 1945 ha contribuito a salvare molti ungheresi di origini ebree dai campi di sterminio nazisti.

110 anni fa nasceva a Como Giorgio Perlasca, il "Giusto fra le Nazioni"
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Alcuni giorni fa si è celebrata la 75° Giornata della Memoria per non dimenticare le vittime dell’Olocausto; oggi, venerdì 31 gennaio 2020, si celebrano i 110 anni dalla nascita a Como di Giorgio Perlasca che nell’inverno 1944-45 salvò – pressoché da solo - la vita ad oltre cinquemila ungheresi di religione ebraica, destinati ai campi di sterminio nazisti.

Una vita e vicenda straordinaria di un uomo che ancora oggi a Gerusalemme ricordano come “Giusto tra le Nazioni”.

110 anni fa nasceva a Como Giorgio Perlasca

Una vicenda veramente straordinaria quella di Giorgio Perlasca, funzionario, filantropo e commerciante italiano, nato a Como ma trasferitosi a Padova in giovane età. Partecipò alla guerra civile spagnola e una volta tornato in Italia rinnegò il Fascismo.

Ancora più straordinario è ciò che fece nell’inverno 1944-1945 e il modo in cui salvò la vita a donne, uomini e bambini; arrivato a Budapest durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo essersi rifiutato di aderire alla Repubblica sociale Italiana, fu costretto a rifugiarsi presso l’Ambasciata spagnola, dove diventa cittadino spagnolo con un regolare passaporto intestato a Jorge Perlasca.

Fin da subito collabora attivamente per il rilascio di salvacondotti per proteggere i cittadini ungheresi di origine ebraica.

Un “finto diplomatico”

Nel novembre 1944, l’allora Ambasciatore spagnolo fu costretto a lasciare Budapest, permettendo così al Ministro degli Interni di sgomberare le case protette. Fu allora che Perlasca decise di agire; si finse Console, nominato direttamente dall’Ambasciatore e da solo resse l’Ambasciata.

Nelle vesti di “finto diplomatico”, Perlasca ha contribuito a proteggere, salvare e sfamare giorno dopo giorno migliaia di ungheresi di religione ebraica ammassati in “case protette” lungo il Danubio.

La fine della guerra e il ritorno in patria

Con l’ingresso a Budapest dell’Armata Rossa, Giorgio Perlasca venne fatto prigioniero ma liberato dopo qualche giorno, e dopo un lungo viaggio per i Balcani e la Turchia rientrò finalmente in Italia.

Non raccontò mai a nessuno, nemmeno alla sua famiglia, dell’impresa fatta a Budapest; credeva infatti di non essere un eroe ma semplicemente “di aver fatto qualcosa di normale perché penso che nella mia situazione chiunque avrebbe fatto la stessa cosa. Non posso immaginare che sarebbe stata una persona, al mio posto, che avrebbe rifiutato di farlo”.

Un articolo sul Giornale

Questa incredibile vicenda sembrava destinata a restare nell’ombra se non che, alla  fine degli anni ’80, alcune donne ebree ungheresi pubblicarono sul giornale della Comunità ebraica di Budapest un avviso di ricerca di un diplomatico spagnolo, Jorge Perlasca, che aveva salvato loro e tanti altri correligionari durante quei mesi terribili della persecuzione nazista a Budapest.

Fu così che si conobbe l’estremo altruismo e sprezzo del pericolo di Giorgio Perlasca.

Giusto tra le Nazioni

Ancora in vita, ricevette numerosi riconoscimenti e iniziò la sua attività nelle scuole, raccontando la sua storia e quella delle persone salvate, non per protagonismo ma affinché tutto questo non andasse perduto.

Nel settembre 1989 fu insignito ad Israele del riconoscimento di Giusto tra le Nazioni; a Gerusalemme, nel vialetto dietro al memoriale dei bambini, è stato piantato un albero in suo ricordo.

 

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