Nidi e scuole dell'infanzia, l'insegnante: "Serve riorganizzare spazi e personale ma il Ministero ci aiuti"
Strutture fondamentali per permettere alle mamme di tornare al lavoro ma organizzare la distanza di sicurezza è quasi impossibile.
Bisogna aiutare le aziende a ripartire. I mezzi pubblici a organizzarsi per il trasporto in sicurezza dei passeggeri. E' necessario riorganizzare gli uffici pubblici. Tutto vero ma c'è un aspetto che, chi sta mettendo a punto la cosiddetta Fase 2, deve assolutamente tenere in considerazione: le famiglie con bambini.
Nidi e scuole dell'infanzia: "Il Governo non dimentichi i bimbi"
E' già stato praticamente ufficializzato che le scuole non riapriranno fino a settembre e che bambini e ragazzi dovranno terminare l'anno scolastico con la didattica a distanza, con tutte le difficoltà che una coppia di genitori che lavora (anche in smartworking) deve affrontare. C'è però una fascia d'età che pare essere stata dimenticata da tutti: quella che va da 0 a 6 anni. I bimbi dell'asilo nido e della scuola dell'infanzia. Pensate a una mamma che lavora in smartworking e che da quando è partito il lockdown è a casa con uno o due bimbi di questa età 24 ore al giorno, senza l'aiuto di babysitter, nonni o strutture. Senza contare le mamme che hanno continuato a lavorare al supermercato, in ospedale, sui mezzi di trasporto e che dovranno continuare a farlo: a chi potranno affidare i loro bambini nella Fase 2 se il papà lavora?
Perché bisogna essere chiari, le istituzioni non sembrano aver preso in considerazione questo problema, e a farne le spese sono le famiglie (soprattutto le mamme) e le strutture che fino a oggi hanno accudito questi bimbi. A farsi portavoce di questa sofferenza è Chiara Cattaneo, coordinatrice alla scuola dell'infanzia di Cabiate (200 bimbi tra Nido e Infanzia) e referente del settore pedagogico in provincia di Como di Fism (Federazione Italiana Scuole Materne).
"Quello che chiediamo è che il Ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina consideri la fascia di bimbi tra 0 e 6 anni e le strutture che se ne occupano - spiega Cattaneo - Servono contributi economici aggiuntivi altrimenti le scuole paritarie non riusciranno a riaprire. All'inizio Fism ha suggerito alle scuole di continuare a chiedere la retta ai genitori ma da marzo i vari consigli di amministrazione hanno deciso di dimezzarla o addirittura azzerarla. Così per i dipendenti è stata chiesta la cassa integrazione: le strutture con più di 6 dipendenti stanno anticipando gli stipendi mentre quelle più piccole devono attendere l'Inps".
Organizzarsi per la riapertura
C'è poi da affrontare il tema della riapertura, con tutti i dispositivi di sicurezza necessari.
"I bimbi ciucciano i giochi e si scambiano la saliva, non si può chiedere loro di indossare una mascherina - spiega la coordinatrice di Cabiate - C'è poi il tema degli spazi e del personale. Ad esempio a Cabiate abbiamo una stanza della nanna con circa 40 letti e anche in mensa, che può accogliere 200 bambini, gli spazi sono ravvicinati. Se dovremo ridurre il numero dei bambini per classe significa riorganizzare gli spazi ma soprattutto avere più personale ma come faremo a mantenere gli attuali costi?".
Non solo la parte organizzativa impegnerà le insegnanti ma anche quella emotiva.
"In questo periodo di lontananza tante nostre scuole stanno sostenendo emotivamente e didatticamente i genitori che hanno i bimbi con loro a casa 24 ore al giorno attraverso gli strumenti digitali - sottolinea Cattaneo - Alla riapertura però dovremo pensare a una nuova accoglienza per tutti i bimbi. Tanti mesi lontani dai nostri spazi e dalle insegnanti sicuramente avranno degli effetti su di loro".