l'intervista

Dopo il Covid 19 parla il presidente dei medici comaschi: "E' stata dura, ho perso 9kg in un mese"

Gianluigi Spata conferma che fin dall'inizio dell'emergenza andavano coinvolti i medici di base: "Ci saremmo forse risparmiati ricoveri e casi gravi".

Dopo il Covid 19 parla il presidente dei medici comaschi: "E' stata dura, ho perso 9kg in un mese"
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E' una voce provata da una malattia inaspettata ma anche combattiva quella del presidente dell'Ordine dei Medici della Provincia di Como Gianluigi Spata. Fino ad ora era arrivata attraverso due lettere pubblicate dai media locali che il presidente, anche guida della Federazione dei Medici Lombardi, aveva fatto recapitare all'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera.

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L'intervista al presidente Spata

Presidente, il Covid 19 l'ha toccata da vicino: come paziente e come medico.

Mi ha fatto perdere 9 kg in un mese. E' stata davvero dura. Ho accusato i primi sintomi a fine febbraio, per una settimana ho resistito a casa, poi le cose sono peggiorate e il 9 marzo sono stato ricoverato. Ne sono uscito il 31 marzo dopo aver fatto ben 6 tamponi: come da prassi dovevano essercene due negativi consecutivi. Dopo questa esperienza posso solo continuare a ribadire a tutti di restare a casa, non solo per noi stessi ma per rispetto nei confronti di tutta la comunità.

Nella sua prima lettera all'assessore Gallera ha detto che il territorio comasco è stato abbandonato. Com'è attualmente la situazione?

Confermo, il territorio è stato completamente ignorato e i medici di base e in ospedale sono stati lasciati senza Dispositivi di Sicurezza, ci sono pochissime mascherine che non sono sufficienti. Fin dall'inizio gli ambulatori sono stati chiusi e ai medici è stato chiesto di fare ai propri pazienti che li contattavano triage telefonico e, in caso di sintomi compatibili con il Covid, di fare una visita a domicilio. In base a ciò che emergeva, in caso di necessità, di richiedere un ricovero. Il problema è che abbiamo dovuto lavorare a mani nude: i medici hanno lavorato rischiando di infettarsi e di infettare a loro volta altri pazienti.

Cosa non ha funzionato secondo lei nella gestione di questa emergenza?

Malgrado le nostre numerose sollecitazione per essere coinvolti nelle decisioni, Regione ha scelto di puntare tutto sull'ospedalizzazione dei casi gravi e sulla parte intensiva, senza lavorare sul territorio e con i medici. La mia opinione è che un'emergenza simile andasse gestita con il coinvolgimento dei medici che quotidianamente sono a contatto con i pazienti: forse ci saremmo risparmiati dei ricoveri, che la gente arrivasse in ospedale in gravissime condizioni e che fosse costretta ad andare in terapia intensiva.

L'assessore Gallera qualche giorno fa ha annunciato l'attivazione degli Usca, 7 per Ats Insubria

Non ho notizie in merito se non che in provincia di Como dovrebbero essere tre squadre di medici. Dovranno andare, spero con tutte le protezioni del caso, a domicilio presso i casi più gravi. Ma è un'operazione molto limitata purtroppo che non può fare la differenza.

Nella sua seconda lettera ha chiesto alla Regione tamponi per tutti prima di tornare al lavoro. 

Io, essendo stato ricoverato in ospedale, prima di essere dimesso ho dovuto risultare negativo al virus. Non tutti però sviluppano la malattia in modo così grave da dover essere ricoverati, fortunatamente. Chi guarisce a casa deve rispettare sulla fiducia i 14 giorni di isolamento che, comunque, sono teorici. Non abbiamo nessuna conferma, senza il tampone, che non siano ancora portatori del virus. Ad ogni modo l'assessore Gallera in tv ieri sera ha risposto alla nostra lettera sottolineando che ci sarà un intervento di questo tipo.

Stephanie Barone

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